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Attualità domenica 18 marzo 2018 ore 18:04

Il parco intitolato al cardinale Piovanelli

Grande partecipazione alla cerimonia di intitolazione che si è tenuta alla Pieve di Sant’Ippolito, dove è intervenuto monsignor Andrea Bellandi



CASTELFIORENTINO — “Piovanelli ha amato Castelfiorentino non solo come paese e nemmeno come parrocchia, ma come comunità intera. E ha dimostrato di amarlo non solo con le parole, ma con i gesti, con la sua povertà personale, con la sua attenzione verso tutti, il suo spendersi per gli anziani, la sua generosità discreta verso i poveri, secondo lo stile del Vangelo”. 

Con queste parole e un filo di commozione Romanello Cantini ha voluto ricordare il cardinale Silvano Piovanelli, scomparso due anni fa, nel corso della cerimonia di intitolazione del Parco della Pieve alla sua memoria, promossa dall’Arcidiocesi di Firenze e dal Comune di Castelfiorentino, che si è tenuta oggi pomeriggio nella Pieve di Sant’Ippolito e Biagio. 

La popolazione ha risposto con grande partecipazione a questa iniziativa, ed era facile immaginare che la pioggia non avrebbe impedito alle persone di manifestare anche in questa occasione il loro affetto per Piovanelli, parroco di Castelfiorentino per quasi vent’anni (1960-1979) prima di essere nominato Arcivescovo di Firenze (1983) e di ricevere la porpora cardinalizia (1985). Una missione sacerdotale, come ha puntualizzato Cantini, durante la quale Piovanelli ebbe modo di “dimostrare le sue straordinarie virtù di pastore di anime”, ma anche una forte sensibilità nei confronti dei più deboli, gli emarginati: i poveri, le persone anziane.

“Meno di un anno fa – ha osservato il sindaco, Alessio Falorni – presi l’impegno di intitolare il nuovo Parco della Pieve a Piovanelli. Mi sembrava la scelta migliore, e ringrazio la Prefettura di Firenze per averla autorizzata, in quanto era mia intenzione associare il suo ricordo e la sua memoria a un luogo altamente simbolico. Ci troviamo infatti alla Pieve, il primo originario insediamento della nostra Comunità, risalente a più di mille anni fa. Un’area che può essere quindi considerata come depositaria dell’identità storica di Castelfiorentino. Ma non si tratta solo di questo. Ci troviamo infatti anche sulla sommità di una collina che sovrasta l’intero capoluogo urbano. Ecco allora che questo luogo non ci riporta solo alla nostra storia, ma assume anche un valore spirituale”.

“Silvano Piovanelli – ha aggiunto il Sindaco – ha lasciato un ricordo forte nel cuore dei castellani, e sappiamo bene che il conferimento della cittadinanza onoraria, nel 2000, rappresentò – al di là del riconoscimento formale - un’autentica dimostrazione di affetto della popolazione nei confronti del “parroco-cardinale” Piovanelli, un sacerdote che è sempre stato amato da tutti, senza distinzioni. Un parroco che credeva nei valori di solidarietà e di giustizia sociale, e che sapeva parlare con i giovani, adoperandosi perché si moltiplicassero a loro favore il luoghi di aggregazione e le occasioni di socializzazione”.

“E’ certamente significativo – ha quindi sottolineato il Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Firenze, Mons. Andrea Bellandi - il fatto che il primo gesto di un riconoscimento ufficiale al card. Silvano Piovanelli, dopo la sua morte, giunga, tramite l’intitolazione a lui del Parco della Pieve, da Castelfiorentino e non da Firenze, dove tuttavia ha vissuto un più ampio arco di tempo e dove ha rivestito cariche più alte di quella svolta qui in qualità di proposto. Ma è giusto così, in quanto questo paese è rimasto sempre il 'suo' Castelfiorentino, in cui ha trascorso diciannove anni da proposto e ha, per così dire, 'imparato' a fare il prete secondo il cuore di Cristo. Dopo i dodici anni di incarico come Vice-rettore al Seminario minore, al fianco di Mons. Bartoletti, nel 1960 fu trasferito qui a Castello ancora giovane (36 anni), per assumere la guida di una delle parrocchie più popolose e sicuramente a quel tempo 'meno facili' della Diocesi, per le contrapposizioni ideologiche che allora (erano i tempi prima del Concilio e delle ancora forti divisioni politiche) si vivevano. Ebbene, il proposto don Silvano seppe entrare nella comunità castellana per così dire 'in punta di piedi', guadagnandosi a poco a poco il rispetto, la stima e l’affetto di tutta la popolazione e non solo dei cosiddetti 'praticanti' ".

"Gli riuscì attraverso quel suo modo di porsi - ha aggiunto ancora Bellandi - che tutti, anche poi da Cardinale, gli hanno riconosciuto, delicato, affabile, mai sopra le righe, rispettoso delle diversità culturali di ognuno, e tuttavia sempre disponibile ad offrire uno sguardo e una parola di sostegno, conforto, consiglio. Nel suo testamento spirituale ha lasciato scritto significativamente: Io sono nato povero e nonostante una vita piena di contatti con tante persone, tante situazioni e nonostante il mio percorso nella Chiesa, sono rimasto povero e quindi non ho nulla da lasciare; ho da lasciare soltanto amore; l’amore con cui ho cercato di incontrare gli altri”.

Durante la cerimonia, sono stati eseguiti alcuni brani dalla Scuola di Musica di Castelfiorentino. Al termine degli interventi i partecipanti si sono quindi recati all’ingresso al Parco (lato Circonvallazione) per la benedizione e la scopertura della targa commemorativa. Fra i presenti, Giovanni Pallanti, Marcello Mancini e il consigliere Francesca Paolieri, quest’ultima in rappresentanza della Città Metropolitana di Firenze. La documentazione dell’evento è stata curata dal Gruppo Fotografico Giglio Rosso.


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