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Attualità mercoledì 21 settembre 2016 ore 10:55

La leggenda del Burqa, il lavoro di Thomas Pistoia

È stato pubblicato a settembre "La leggenda del Burqa", il primo romanzo di Thomas Pistoia, scrittore empolese di origini salentine



Edito dalla nuova e giovane Ofelia Editrice, il volume è impreziosito dalla copertina realizzata dalla nota disegnatrice di fumetti Lola Airaghi.

"La leggenda del Burqa" è stato presentato per la prima volta al "Modena Nerd" lo scorso 17 settembre. Nelle prossime settimane, Thomas Pistoia sarà con il suo libro al "Romics" (Roma, 30 settembre), alla rassegna nazionale della piccola e media editoria "Libri in Cantina" (Susegana, Treviso, 2 ottobre), all'evento "Libri al Centro" (Castelfranco Emilia, 9 ottobre), alla rassegna "Microeditoria" (Chiari, Brescia, 5 novembre).

In un paese mediorientale devastato da una guerra senza fine, di cui sono vittime soprattutto donne e bambini, due eroine decidono di dedicare la propria vita alla lotta per la democrazia in difesa del popolo contro i talebani, ma anche contro gli occupanti stranieri. Le affianca un misterioso giustiziere che cela la propria identità sotto un burqa. Così, uno degli strumenti più noti dell'oppressione ai danni delle donne diventa paradossalmente simbolo di libertà. Ispirata alla vera storia dell'attivista afghana Malalai Joya, quella che sembra una vicenda di fantasia e di avventura richiama invece un'attualità sempre vicina e dolorosa, calando i personaggi nella narrazione di vicende realmente accadute: il caso Sgrena-Calipari, l'impegno in zone di guerra di Gino Strada, la strage di Beslan, i kamikaze, le lapidazioni e le spose bambine dell'islamismo più ortodosso.

"Circa due anni fa, mi sono imbattuto in un articolo che raccontava la storia di Malalai Joya, attivista afghana per i diritti umani e in particolare delle donne. Malalai è stata eletta e ha ottenuto un seggio presso la Wolesi Jirga, l'assemblea nazionale del suo paese. È una delle prime donne ad aver ottenuto un incarico pubblico dopo la cacciata dei talebani. Durante una seduta del parlamento, questa donna coraggiosa ha denunciato la presenza, all'interno dell'assemblea, di diversi "signori della guerra": trafficanti di armi e di oppio. Questa denuncia pubblica le è costata una condanna a morte da parte di questi personaggi. È un bersaglio umano. Potrebbe essere uccisa in qualsiasi momento. Non solo: vive nel paradosso. Per non farsi riconoscere e sfuggire ai suoi persecutori, Malalai è costretta a indossare uno dei simboli della coercizione e sottomissione delle donne: il burqa. Sì, come fosse una maschera. Questa è l'idea da cui è nato tutto. Mi sono chiesto: e se il burqa diventasse all'improvviso un simbolo di riscatto e di giustizia? Questa storia ha due personaggi, due donne: una, Malalai, la protagonista, totalmente inventata. L'altra, Joya, che... somiglia molto alla Malalai Joya della realtà. Poi c'è Il Burqa, la maschera. Chi la indossa? E perchè?"


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