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Attualità lunedì 08 maggio 2017 ore 17:44

Settimana corta a scuola, genitori in protesta

Un gruppo di famiglie ha scritto una lettera sulla situazione della secondaria inferiore empolese: "Il 61 per cento voleva 5 giorni invece di 6"



EMPOLI — Un gruppo di genitori della scuola Michelangelo ha inviato una lettera aperta alla stampa per protestare contro la decisione, relativa alle scuole secondarie inferiori, di mantenere la settimana lunga.

"La scelta di mantenere nella scuola Secondaria inferiore di Empoli la settimana lunga, distribuita cioè su sei giorni - hanno esordito i familiari dei bambini - ha suscitato la delusione di molti genitori, ma soprattutto indignazione per il fatto che, nonostante il 61,89 per cento delle persone partecipanti al sondaggio si fossero espresse a favore dei 5 giorni, la loro opinione non sia stata considerata".

"Il consiglio d’Istituto, che dovrebbe essere rappresentativo e vicino ai bisogni delle famiglie, in realtà ha ritenuto irrilevante il parere espresso dalla maggioranza dei genitori basando le decisioni prese su altre priorità. Questo tipo di atteggiamento non favorisce un clima di fiducia verso la scuola, e sappiamo invece quanto questo sia necessario: se i genitori si sentono coinvolti, e sopratutto ascoltati, si possono costruire basi educative comuni e solide; diversamente, offrire continuità e regole condivise diventa sempre più difficoltoso e inevitabilmente a risentirne sono prima di tutto i ragazzi".

"La situazione scolastica empolese è rimasta quindi invariata - hanno sottolineato - generando insoddisfazioni e sopratutto timori da parte sia di chi deve iscrivere i ragazzi alle scuola secondaria, sia di coloro che già frequentano. Fra questi ultimi, alcuni si sono dimostrati altamente scettici sulla positività della settimana corta, basando però le loro motivazioni solo sull'entità del lavoro a cui i loro ragazzi sono attualmente sottoposti. Sarebbe invece, a nostro avviso, assai più utile se mettessero a disposizione la loro esperienza, rendendola oggetto di discussione, in nome di una collaborazione finalizzata al miglioramento per quelle generazioni che, nei prossimi anni, dovranno frequentare. Già, perché chi effettivamente potrà godere dell'eventuale cambiamento saranno soprattutto i futuri allievi dato che, per chi già frequenta, il tempo rimanente di permanenza alla secondaria inferiore è veramente limitato".

"Settimana corta su 5 giorni - hanno precisato i genitori - non vuol dire concentrare il lavoro attualmente svolto in 6 giorni in un lasso di tempo inferiore, ma prevede una nuova organizzazione, meno meccanica e più dinamica, sopratutto per il primo pomeriggio, con laboratori e lezioni attive, in modo da favorire un approccio positivo con gli studenti e una maggiore memorizzazione. Rimaniamo quindi fermamente convinti degli aspetti positivi legati alla scelta dei cinque giorni".

"Con due giorni liberi potrebbero imparare a gestire meglio il tempo del riposo organizzandosi autonomamente, e sappiamo bene quanto i ragazzi, spesso vittime di una vita troppo frenetica e stressante, abbiamo bisogno di momenti liberi e autogestiti. Riteniamo che il sabato dovrebbe essere un giorno di riposo per i ragazzi, con un conseguente apprendimento più efficace, in quanto è stato ampiamente dimostrato che pause dallo studio, se brevi, permettono al cervello di riorganizzare le informazioni, di rielaborarle e conseguentemente di rafforzare gli apprendimenti, che rischiano di essere in sovraccarico".

"Una settimana più corta - ha concluso il gruppo di familiari - permette inoltre ai genitori di dedicare più tempo ai figli durante il fine settimana, e questa, in un’età così delicata, può essere una preziosa occasione di comunicazione. Se la maggioranza dei genitori interessati fosse stata contraria a tali idee ci sarebbe stato rispetto per la loro scelta. Purtroppo, in una scuola dove la voce dei genitori non ha valore, dove i ragazzi e le loro famiglie non vengono ascoltati, si genera forte sfiducia anche da un punto di vista educativo. Ci chiediamo: qual è il messaggio che mandiamo ai nostri ragazzi? Prima cerchiamo di capire con un sondaggio cosa pensano le famiglie su un argomento determinante, poi, una volta acquisito il parere della maggioranza facciamo come vogliamo… In conclusione, la decisione presa ci appare ingiusta e carica di controsensi".


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