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Attualità mercoledì 19 maggio 2021 ore 17:37

Borghi e vacanze no Covid, ecco cosa dovete sapere

Un antico borgo può essere la meta ideale per le vacanze anti Covid? QUInewsEmpolese lo ha chiesto al sindaco di Montaione, Paolo Pomponi



MONTAIONE — Dopo mesi di lockdown e di quarantene la voglia di andare in vacanza aumenta ed oltre alle classiche mete di mare e di montagna torna prepotente l'ipotesi dell'antico borgo rurale. Ma è la scelta più giusta per tutti? Lo abbiamo chiesto al sindaco di Montaione, Paolo Pomponi che per il Circondario Empolese Valdelsa ha la delega al turismo.

Negli ultimi giorni sui social network rimbalzano le proposte di mete turistiche accattivanti e tra queste ci sono anche gli antichi borghi

"La vacanza nei borghi con il cosiddetto modello "smart working" o "long stay" è tra i 7 prodotti turistici che la Regione Toscana propone attraverso Toscana Promozione. Con la delega al turismo per 11 comuni che per la maggior parte rispondono ai requisiti del borgo posso dire che la scelta sarà sicuramente premiata ma occorre prestare attenzione a quel che si cerca. Prima di partire occorre conoscere alcuni aspetti che sono caratteristici della vita rurale".

Parla di aspetti pratici?

"Esatto. Lo smart working in città è diverso da quello rurale. Nel borgo puoi lavorare, divertirti, non fermarti mai ma anche trascorrere le giornate in silenzio. Penso a luoghi splendidi come Cerreto Guidi, Vinci o Certaldo dove ci sono strutture ricettive in aperta campagna che possono permettere di scoprire i piccoli borghi così come tutta la provincia di Firenze mantenendo il distanziamento, rispettando le regole e viaggiando in autonomia su itinerari molto suggestivi e personalizzati. Dipende però da cosa ci si aspetta e cosa si è disposti a fare".

Mettiamo che una persona voglia trattenersi più a lungo della tradizionale vacanza trascorrendo alcuni giorni a lavorare

"Con una capacità economica misurata sulla permanenza è possibile lavorare e soggiornare 
ma occorre valutare bene la meta prescelta per non incorrere nella problematica del digital divide che mi sta particolarmente a cuore. Alcune strutture hanno una buona connettività ma in alcuni posti il segnale è carente e non possiamo nasconderlo ai turisti che invito ad assicurarsi per tempo della copertura di rete".

A che punto siamo con l'infrastruttura per i piccoli comuni?

"Siamo in attesa della banda ultralarga in moltissime parti del territorio. Il progetto ha avuto rallentamenti e su Montaione il lavoro riprenderà a Settembre 2021. Potremo a quel punto dotare le strutture di connessioni eccellenti che già ci sono laddove le strutture si sono attivate con operatori privati attraverso segnali radio e wifi. Anche il segnale mobile è in difficoltà, non ovunque arriva il 4G e per alcuni vacanzieri può rappresentare una criticità. Insomma non siamo ancora ad un livello ottimale ma ci stiamo arrivando".

E per quanto riguarda i servizi? Chi arriva nel borgo potrebbe sentire la mancanza di alcuni luoghi o generi di conforto?

"Anche su questo fronte occorre fare una seria riflessione. I servizi di prima necessità non mancano perché le frazioni sono abitate e non sono isolate ma certo i negozi di vicinato sono difficili da sostenere. Dobbiamo sempre pensare che il turismo nelle nostre zone dura pochi mesi nell'arco dell'anno ed aprire una attività ha dei costi vivi anche se si resta aperti solo 4 mesi su 12. Abbiamo frazioni piccolissime con decine di abitanti in cui ci sono strutture ricettive e negozi di vicinato con un'offerta limitata, non sono dei supermercati se è questo che si vorrebbe trovare".

Gli abitanti si sentono incompresi in questo loro ruolo di residenti e non di stagionali?

"Diciamo che potrebbero essere aiutati. Noi sindaci attraverso Anci portiamo avanti numerose battaglie per i servizi ma anche sul piano della tassazione è possibile fare qualcosa. Non dovrebbe essere uguale perché se lo stipendio è lo stesso a me che abito nel borgo tutto costa di più. Gli incentivi alla permanenza ed all'apertura di nuove attività da parte dei giovani del posto sono importanti quanto quelli per i nuovi residenti. Ricordiamoci sempre che se i borghi si spopolano i turisti non troveranno più il classico paesaggio toscano che infiamma gli animi".

Qualche esempio pratico?

"Pensiamo agli incentivi come il bonus bebè. Non può essere lo stesso per tutti perché la famiglia che abita in una frazione per comprare un pannolino deve fare dei chilometri e lo paga di più rispetto ad una famiglia di città. Quando sui tavoli istituzionali arrivano certi temi si scoprono tematiche che non sono facilmente comprensibili e noi tutto sommato siamo ancora vicini a luoghi più popolati. Ma pensiamo all'alunno di una frazione costretto ad alzarsi prima perché deve fare 40 minuti di autobus per arrivare in classe. Per non parlare del servizio sanitario e dell'accesso al pronto soccorso attraverso una ambulanza che deve partire da un centro per arrivare qui e rientrare. Vivere nel borgo ti cambia la vita".

Quanta passione c'è nel cittadino del borgo?

"Tantissima perché la domanda che tutti potrebbero fargli è "Ma chi te lo fa fare?". Eppure c'è chi lo fa ed ha un amore sconfinato per il suo paese e per la sua gente che diventa una grande famiglia. Questo è un aspetto che potrebbero scoprire i vacanzieri se decidessero di trattenersi più tempo in un borgo. Forse sparirebbero certe necessità e subentrerebbe uno spirito di appartenenza e di solidarietà che da sempre ci contraddistingue".

Borghi consigliati a prescindere da pandemie, smart working e long stay?

"La vita nel borgo è un'ottima cura non solo per se stessi ma anche per il paesaggio. Qualcuno potrebbe restarne affascinato e non volersene andare, così non sentiremmo più parlare di borghi fantasma e di paesi abbandonati. Tutti possiamo diventare custodi del tipico paesaggio toscano".


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