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Attualità mercoledì 24 gennaio 2018 ore 15:46

Il bomber toscano ucciso a Mauthausen

Carlo Castellani

Nel Giorno della Memoria la Toscana ricorda Castellani bomber dell'Empoli con 61 reti segnate che aveva militato anche nel Livorno e nel Viareggio



FIRENZE — Sono tante le storie da raccontare ai giovani nel giorno della Memoria, giorno istituito per ricordare una delle pagine più strazianti della storia dell'umanità lo sterminio nei campi di concentramento nazisti di ebrei, deportati militari, rom, omosessuali.

Tra queste le storie di chi ha patito l'esclusione delle leggi razziali e chi è stato deportato. E tra chi è finito nei campi di concentramento e sterminio nazisti c'erano sì gli ebrei, gli antifascisti, ma anche i campioni di calcio, del gioco del pallone. 

In Toscana abbiamo Carlo Castellani, un ex calciatore deportato, ucciso al posto del padre. Originario di Montelupo, Carlo era il bomber dell'Empoli che con 61 reti segnate in 145 presenze, un record assoluto in quei tempi, come il primato di cinque gol in una sola partita, ancora imbattuto. 

Con i biancoblu toscani giocò per nove stagioni, dal 1926 al 1930, dal 1934 al ‘35 e poi ancora dal 1938 al 1939. Nel mezzo aveva conosciuto la Seria A col Livorno e indossato la maglia del Viareggio.

Nel 1944 era già un ex calciatore. Lavorava da falegname ed aveva una segheria. E a marzo, nei giorni immediatamente successivi agli scioperi dell'8 marzo, nella notte dell'odio, come la chiama lo storico locale Alfio Dini, i carabinieri, accompagnati da un delatore, bussano alla casa della famiglia per arrestare il padre Davide, di simpatie socialiste

Anche se non era tra gli scioperanti, era proprio lui che i carabinieri volevano. Ma era malato e Carlo si offre di andare a sentire lui cosa volesse il maresciallo. Per i carabinieri va bene, l'importante era il numero degli arrestati da consegnare alla SS. 

Dalla caserma Carlo non tornerà però più, deportato a Gusen, sottocampo di Mauthausen, dove fu messo a scavare gallerie e costruire armi e dove morirà l'11 agosto 1944, poco meno di un mese dopo l'arrivo. Il suo numero era il 57.026. Aveva 35 anni e due bambini piccoli.

Al campo di Gusen c'è una targa che lo ricorda, voluta dalla sua ex squadra. A lui sono intitolati gli stadi di Empoli e di Montelupo Fiorentino.

Ad Auschwitz è morto Arpad Weisz, nome forse ai più sconosciuto ma che è stato l'allenatore che ha conquistato con l'Inter lo scudetto nel 1929-30, il primo della Serie A come la conosciamo oggi, e poi altri tre titoli nazionali con il grande Bologna, oltre al Trofeo delle Esposizioni, ovvero la Champions League dell'epoca. Quando nel 1938 arrivarono le leggi antisemite, Arpad fu costretto a dimettersi. Pochi mesi dopo si rifugiò in Francia , poi in Olanda e da lì fu deportato nel lager da dove non fece ritorno.


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