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I 100 anni di ​Lina, bisnonna contadina

Una vita trascorsa in campagna nelle coltivazioni, insieme all’amato marito Guido, scomparso tanti anni fa. Nata a Montaione ha vissuto a Ponte a Elsa

Cento anni di Lina

Festa oggi a Empoli per Lina Peccianti e i suoi cento anni, una vita trascorsa in campagna, tra albe e tramonti che scandivano il tempo delle coltivazioni insieme all’amato marito, Guido, scomparso tanti anni fa. Ad omaggiarla  in rappresentanza dell’amministrazione comunale, l’assessore Adolfo Bellucci, che le ha consegnato un’orchidea e una pergamena ricordo.

Lina e Guido due agricoltori instancabili, amavano la terra, la vita della campagna, avevano le api, facevano il vino per la famiglia e non si sentivano mai stanchi quando tornavano a casa al calar del sole.

Nata a Montaione, ha abitato a Santo Stefano, dove conobbe suo marito, Guido, che sposò dopo la Seconda Guerra mondiale. Da Santo Stefano si trasferirono, poi, a Meleto e successivamente nel ‘65 a Ponte a Elsa, sempre in campagna, in un cascinale che ristrutturarono con le loro mani, come si faceva una volta. 

Madre di due figli di cui uno è venuto a mancare, padre della nipote Elisa che, con voce emozionata, racconta la storia di questa nonna di tre nipoti e bis nonna di altri tre, ‘inossidabile’, forte, che ha sempre affrontato la vita senza mai perdersi d’animo prendendola, come si dice, di petto. Ha studiato fino alla terza elementare perché in casa c’era bisogno e quindi già da piccola la mandavano ai pascoli col gregge, e a lei, non dispiaceva. Il marito frequentò fino alla quinta elementare e si interessava anche di politica.

"Mia nonna – spiega la nipote Elisa – mi ha dato forza quando è venuto a mancare mio padre e noi l’abbiamo data a lei quando il dolore era sempre più forte. Mi ha cresciuta, i miei genitori lavoravano e lei c’è sempre stata per me. Nonna è una donna creativa, quando eravamo piccoli con poco sapeva costruire giocattoli, ai compleanni era sempre una festa inaspettata perché faceva tutto lei e lo sapeva nascondere. Ricordo che a Natale se non c’era l’albero in casa – continua Elisa – non importava, prendeva un grosso ramo e lo addobbava con quello che aveva ed era subito Natale. Le filastrocche, le mie preferite e poi, il chicchiricchì del galletto mattiniero che ci svegliava e non dimentico le storie sulla guerra e la paura degli anni del fascismo".