Cultura

Un manifesto per la comunicazione non ostile

Il comune di Montelupo aderisce al “Manifesto della comunicazione non ostile”. Già molti enti, associazioni e strutture pubbliche hanno aderito

In base ad una ricerca elaborata da SWG sull’odio e la falsità in rete, il 68% delle persone ritiene che l’”Hate speech” sia un fenomeno strutturale della comunicazione in rete.

Sullo stesso tema ha effettuato un’indagine anche Ipsos per l’Istituto Toniolo e Parole O_Stili, con l’obiettivo di monitorare il comportamento degli italiani in rete rispetto alla violenza verbale e la politica.

L’analisi – realizzata su un campione di 1000 cittadini italiani dai 18 ai 75 anni – mette in evidenza che il 73% afferma che la violenza verbale pubblica ha conseguenze sulla vita reale delle persone offese e nel 74% dei casi la ritiene una forma verbale molto grave di aggressione dell’altro. Il 70% è d’accordo nel considerare l’hate speech come un riflesso delle tensioni presenti nella nostra società e il 62% ritiene sia una forma inaccettabile di sfogare la propria rabbia.

"Sulla scorta di questi dati e della constatazione e del fatto che si sta creando un reale clima di odio; in cui alcune persone si sentono legittimate a dire tutto, ad usare toni aggressivi e parole sconvenienti e del fatto che troppo spesso sono certi politici con i loro comportamenti a “sdoganare” certe tendenze, l’amministrazione comunale di Montelupo ha deciso di intervenire nel suo piccolo e di aderire al Manifesto della Comunicazione non ostile".

È una carta che elenca dieci princìpi utili a migliorare lo stile e il comportamento di chi sta in rete. Il Manifesto della comunicazione non ostile è un impegno di responsabilità condivisa.
Vuole favorire comportamenti rispettosi e civili; vuole che la rete sia un luogo accogliente e sicuro per tutti. È declinato per ambiti e contiene anche indicazioni per la gestione dei rapporti tra cittadini e pubbliche amministrazioni, è uno strumento per aiutare concretamente a definire poche e semplici regole che consentano di instaurare un dialogo “non ostile”, primo vero presupposto per la partecipazione civica.