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Attualità mercoledì 08 aprile 2015 ore 16:23

Consiglio comunale, il resoconto della seduta

L’assessore Marroni: "Nessun rischio occupazionale nell’Asl 11. Puntiamo a omogeneizzare le eccellenze." Gli altri interventi in aula



EMPOLI — Il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale, in due parole la ‘riforma delle Asl’, è stato al centro di un ampio e atteso dibattito durante la seduta aperta del consiglio comunale di Empoli. Una serata che ha visto interventi di vari soggetti politici, sindacali, dirigenziali e delle professionalità che si occupano di sanità a Empoli e nell’Empolese Valdelsa.

Il presidente del consiglio Roberto Bagnoli ha subito dato la parola all’assessore regionale per il diritto alla salute Luigi Marroni il quale è rimasto fino al termine della seduta, ben oltre la mezzanotte, per concludere la discussione.

In sintesi ecco alcuni concetti espressi dal top manager della sanità toscana:

"Il tema alla base di questo riordino era quello di poter continuare a sostenere e migliorare la sanità in Toscana, come avvenuto in questi ultimi anni, con molte luci e pur con qualche cosa da migliorare, nonostante i tagli decisi dallo Stato. Mantenere una sanità che dia risultati buoni e provare anche a potenziarla. Finora ci siamo riusciti nonostante tra il 2011 e il 2012 io abbia contato 11 decreti leggi che sono andati a incidere sui livelli del sistema sanitario: dal decreto Salva Italia all’aumento dell'Iva. Per fare l’esempio della Toscana, rispetto al Patto della Salute del ministro Livia Turco, peraltro ancora in essere, sono mancati 1,6 miliardi di euro, solo alla Toscana, in tre anni.

Di fronte a questo ci siamo riorganizzati una prima volta mantenendo livelli di eccellenza che sono sotto gli occhi di tutti: la Toscana è prima nella classifica della griglia Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Lo certifica l'apposito Tavolo degli adempimenti Lea presso il Ministero della salute. Si tratta di una sorta di "pagelle" date alle Regioni. La Toscana ha ottenuto un punteggio di 214 su 225, il più alto mai ottenuto finora da una Regione. In sostanza chi si cura in Toscana ha la più alta probabilità in Italia di essere curata con successo. Aggiungo, per fare altri esempi, che il tasso di mortalità infantile è minore di quello della Scandinavia, abbiamo raccolto 77 milioni di finanziamenti per formazione e università, abbiamo triplicato l’assistenza domiciliare, abbiamo aperto 46 Case della Salute. Insomma pur in carenza di risorse abbiamo reagito alla crisi economica dirompente. A tutto ciò si sono aggiunte ulteriori riduzioni dei budget per 450 milioni di euro. Ecco da dove nasce questo grande disegno di riforma. Occorre una riorganizzazione per non abbassare i livelli assistenziali. Anzi, questa riforma può e deve essere una grande opportunità per ridisegnare i modelli. Non sono qui a dire che sarà facile, ma non possiamo fare altrimenti. I tagli ci saranno e abbiamo la sensazione che nel prossimo DEF ci saranno ulteriori carenze di risorse, quindi prima ci muoviamo e meglio è. Quindi tutti insieme, con un ampio lavoro di partecipazione, di ascolto e di condivisione, dobbiamo ridisegnare i processi organizzativi e assistenziali, per valorizzare l’efficienza. Credo comunque che la dimensione attuale delle Asl stia dimostrando limiti strutturali in termini di pianificazione, definizione di percorsi, gestione di attività di supporto. Le dimensioni giuridiche aziendali diventano un limite per gli sviluppi maggiori. La legge regionale prevede l’unificazione delle quattro Asl di Firenze, Prato, Pistoia ed Empoli in una sola, che convivrà vicino all’azienda di Careggi."

Cosa accadrà all’Asl dell’Empolese Valdelsa e del Valdarno Inferiore? Marroni ha spiegato che «non si accentra tutto a Firenze come qualcuno dice. Empoli presenta delle eccellenze riconosciute, sarà più facile non tagliare. Nel resto della Toscana non è sempre così: ci sono grandi differenze da un’Asl all’altra. L’occasione che abbiamo è quella di rendere tutto più omogeneo. Valuteremo qualità, risorse, organizzazione delle singole Asl e decideremo di conseguenza come intervenire in modo da non lasciare zone indietro rispetto ad altre».

L’obiettivo dell’assessore regionale è chiaro: «Basta a una sanità fatta con le trattative tra un sindaco, un dg e un componente della giunta regionale. Bisogna andare oltre le personalità politiche redigendo un vero e proprio regolamento, una sorta di piano regolatore dei servizi territoriali. Ogni tot di abitanti o ogni tot di chilometri ci devono essere quei servizi. Una volta stabiliti questi standard ci muoveremo».

A chiusura della serata Marroni ha anche aggiunto: «Rimanere fermi in questa situazione non ci garantisce la sopravvivenza, si tratterebbe solo di allungare una crisi. Faccio appello alla comunità dei sindaci e degli amministratori, dell’Empolese e non solo, ad assisterci in questo percorso. Queste riforme si fanno solo se c’è grande collaborazione. Ho sentito le componenti sindacali preoccuparsi dei livelli occupazionali. Al momento la certezza è che nell’Asl 11 sono appena 7 le richieste di prepensionamento. Su quasi 2500 dipendenti. Il problema non sussiste».

Sicuramente ci sarà un cambiamento organizzativo: «Ci saranno organismi di pianificazione congiunta tra Careggi e la nuova Asl di area vasta. Ci saranno dipartimenti interaziendali – spiega Marroni in aula – le attuali Asl diventeranno delle divisioni territoriali con un referente. Le ex Asl si occuperanno dell’assistenza, dell’ospedale e del territorio. I laboratori, il 118, l’amministrazione e l’anatomia patologica, per fare degli esempi, saranno invece dei nuclei a servizio della grande Asl. Il contatto con il cittadino sarà mantenuto grazie alla presenza di un direttore di divisione, un riferimento sul territorio che non avrà l’autonomia del dg attuale”.

Sul fronte della governance, il rapporto tra Comuni e Asl Marroni ha specificato l’importanza del ruolo delle conferenze dei sindaci. Attiveremo gruppi di lavoro e di ascolto, dobbiamo fare in modo che ci sia una permeabilità di opinioni. Questo tipo di riforme devono avere una consapevolezza capillare quindi ascolteremo infermieri, medici, oss, chi guida le ambulanze. Ma anche la cittadinanza. Sarà un processo complicato ma ci riusciremo».

Spazio poi all’intervento del direttore generale dell’Asl 11 Monica Piovi: «Sono qui a esprimere la preoccupazione degli amministratori, delle associazioni e degli operatori. Il rischio è quello di andare verso una sanità che non conosciamo, senza sapere se avrà eguale efficacia. La nostra Asl non è perfetta, ma ha raggiunto numerose eccellenze grazie al senso di appartenenza e al lavoro di tutti i dipendenti. Abbiamo una spesa procapite più bassa della Toscana in quanto a farmaci, paghiamo i fornitori a 60 giorni. Siamo un polo per la formazione, diamo un forte contributo alla ricerca, il dipartimento amministrativo e parte di quello della prevenzione sono certificati ISO 9001, insomma il territorio è abituato a una buona sanità. Tante le sperimentazioni che ci hanno visto per primi adottare nuovi protocolli: penso all’Afa, alle cartelle cliniche digitalizzate, al sistema di digitalizzazione delle immagini, all’ospedale per intensità di cura, ai dipartimenti interaziendali, al nostro project financing che ci sta aiutando a terminare l’ospedale. Ecco perché vogliamo anche noi dare il nostro contributo per ridisegnare il nuovo assetto. Anche per questo abbiamo fin da subito rafforzato le SDS dando non solo un ruolo nella programmazione ma anche una valenza gestionale. Il nostro suggerimento nel ridisegnare un sistema sanitario regionale è quello di fare riferimento a un modello a rete. Perché il rischio vero e che si crei una sindrome da periferia. Chiediamo che tutti i centri abbiano pari dignità. La Asl di Area Vasta ha diversi aspetti positivi, fra cui il potere contrattuale. Ma non possiamo dimenticare – prosegue Piovi – gli aspetti positivi di una Asl piccola, per esempio il controllo della spesa e la facilità di adattamento ai cambiamenti».

E’ intervenuto anche il direttore sanitario Renato Colombai: «Non siamo qui a rivendicare un peso specifico, ma a rivendicare il lavoro di un capitale umano formato da 2500 persone. Ogni giorno ci è consegnato in mano un bene inestimabile, la salute delle persone, e di fronte a questo è innegabile che siamo insufficienti per i limiti che ognuno di noi costituisce. La sfida nuova è mantenere la sicurezza, la qualità e la sostenibilità del nostro operato. Siamo pronti con le nostre professionalità e le nostre tecnologie a sconfiggere la sindrome da periferia».

Nedo Mennuti, direttore della rete territoriale Asl 11 e direttore tecnico SdS Empoli: «Se davvero saranno premiate le migliori pratiche la Asl di Empoli non deve essere preoccupata. L’esperienza di questa comunità può servire a tutte le altre aziende. Col rafforzamento della SDS questo territorio è disposto a dare il meglio di se stesso».

Paolo Prosperi, coordinatore degli operatori della RSA dell’Asl 11, è stato il primo a parlare fra i rappresentanti sindacali presenti in aula: «Il servizio sanitario è stato garantito in questi anni a questi livelli di eccellenza dai lavoratori che operano in condizioni ai limiti. La sanità Toscana ha già subito tagli ‘limando’ tutto al minimo. Come si fa a dire che non sarà ulteriormente ritoccata con 450 milioni di tagli? Come saranno garantiti i livelli di qualità? Non si può rifare un riordino pensando al ribasso e per questo chiediamo che al momento della chiusura dell’Asl 11 vengano garantiti i livelli occupazionali».

Franco Nassi ha parlato per Anao Assomed dell’Asl 11, rappresentando tutti i dirigenti medici: «Siamo contrari a questa legge di riforma. Di fatto non è stato accolto nessun nostro suggerimento. Le grandi dimensioni della nuova Asl non costeranno di meno. Non si può puntare sul risparmio della diminuzione dei direttori generali. Dal prossimo autunno si calcolano esuberi da 1500 a 2000 persone che andranno in pensione senza essere reintegrati. Pensiamo a risolvere il problema dei doppioni che sono presenti in Toscana. Che senso hanno avuto fino ad oggi sette neurochirurgie, pensiamo a evitare i tanti sprechi».

Vittorio Boscherini, medico fiorentino, segretario regionale della Fimmg: «Siamo d’accordo con questa riforma a patto che il servizio sanitario nazionale non diventi una sorta di bancomat altrimenti si rischia la devoluzione del sistema. Crediamo sia giusto uno spostamento della cura delle patologie dall'ospedale verso il territorio, un paziente gestito da un medico di medicina generale costa molto meno che in ospedale. Speriamo che l’operazione abbia successo e che ci sia la partecipazione di tutti gli operatori. I medici di base sono pronti a fare la loro parte e sostenere la riforma che deve puntare sul rafforzamento dei servizi sul territorio».

Ha preso la parola anche il consigliere regionale di Forza Italia Nicola Nascosti: «E’ una riforma della sanità nata non da una concertazione ma da una dichiarazione su Sky del presidente Rossi. Improvvisamente è arrivato questo fulmine a ciel sereno negli ultimi 8 mesi. C'è da essere preoccupati anche in questa zona, visto che si parla in totale di un migliaio di esuberi. Questa riforma troverà risorse nell'allontanare medici e personale. Allora per esempio mi chiedo che fine farà l’ospedale di Castelfiorentino? Noi si può diminuire presenza dei pazienti in ospedale, ma bisogna intervenire sulla medicina del territorio dal punto di vista sociosanitario. Intanto nell’ultimo spostamento di bilancio su 100 milioni 95 milioni se li becca tutto il sistema sanitario fiorentino. Questa zona non può essere la periferia dell'area fiorentina. Attenzione alle riforme, guardate il pasticcio degli Opg…».

Marco Geddes da Filicaia, direttore sanitario del Presidio Ospedaliero Firenze centro, ha espresso la sua perplessità sull’impianto di questo riordino: «Unificare e creare una grande Asl non significare risparmiare. Non è questo il meccanismo. Stiamo abbandonando i criteri dell’appropriatezza a beneficio di quelli economici. Era giusto dare voce ai cittadini prima di procedere, siamo di fronte alla perdita della democrazia».

Marco Remaschi, consigliere regionale del PD e Presidente della commissione sanità: «Abbiamo vissuto 5 anni di riduzioni e di trasferimenti, si era capito dove si andava a parare. In questi anni è emersa la forte esigenza di una gestione del budget rilevante. Di fronte a questa situazione la soluzione è quella di omogeneizzare gli aspetti e le esperienze che funzionano nella sanità Toscana. Questa riforma va scritta con gli operatori, con oltre 50mila lavoratori che hanno consentito di far funzionare bene questo servizio sanitario. Credo che ci vorrà tempo, più tempo di quello scritto nella legge».

Gavino Maciocco, promotore e coordinatore del progetto Salute Internazionale e docente del dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Firenze: «Sapete come e perché la Asl di Empoli è stata finanziata dallo stato attraverso la Regione per il servizio sanitario? In base al numero degli abitanti. Questa garanzia non l'avrà più questo territorio, da adesso in poi le risorse arriveranno in relazione a variabili come i dipartimenti interaziendali. Intendo dire che le mega fusioni in sanità nove volte su dieci producono fallimenti».

Il consigliere di centrodestra Francesco Gracci, prima del suo spazio politico, ha letto in aula commenti raccolti da interventi di vari consiglieri regionali.

Quindi il presidente Bagnoli ha dato la parola ai consiglieri comunali.

Beatrice Cioni di Ora si Cambia: «Per ora la partecipazione che viene auspicata non c'è stata minimamente. Questa discussioni hanno il senso di essere inutili di fronte a decisioni già prese. Ma chi rappresentiamo noi? In ogni caso il servizio sanitario organizzato con questo sistema è stato ottimo, perché costruito dagli operatori. Adesso invece siamo di fronte al pericolo di svendere la nostra sanità».

Dusca Bartoli per FabricaComune per la Sinistra: «Un sistema che ha i suoi pregi viene messo a rischio dai tagli. Questa riforma non ha alcuna garanzia di ottenere i risultati che sono stati prefissati, non ci sono certezze di avere risparmi reali. Sicuramente ci sarà un notevole assorbimento di energie per la sua realizzazione, si parla di un anno e mezzo di blocco dei sistemi. Ci sono grandi incertezze. In sanità i tagli lineari non funzionano, forse la Regione punta sulla diminuzione del costo del lavoro?

Sabrina Ciolli di Linea Civica: «Sconcerta che l’obiettivo della riforma sia quello di trovare omogeneità dei costi e non dei risultati. Allora tanto valeva creare una mega Asl. Siamo di fronte al rischio che venga meno il diritto alla salute. La sensazione è che si voglia favorire il settore sanitario privato, che non voglio certo demonizzare, ma tutto questo è preoccupante. Così come la fretta con cui tutto ciò viene deciso.

Francesco Gracci per il Centrodestra: «Tante eccellenze presenti nella nostra Asl, fra le professionalità rischiano di essere prepensionate. Se ci devono essere tagli che ci siano, ma non sulle spalle di chi ha bisogno di cure e di una sanità che funzioni».

Jacopo Mazzantini del Partito Democratico, è intervenuto per tutta la maggioranza: «Il testo definitivo della riforma approvata ha recepito gran parte delle istanze contenute nella lettera pubblica, inviata al Presidente della Regione Enrico Rossi, dal nostro Sindaco Brenda Barnini insieme ai sindaci di Prato e Pistoia: Empoli conserva, infatti, il proprio ruolo nella governance quale membro della futura Conferenza dei Sindaci di area Vasta, inoltre è stata inserita nell'organizzazione dei servizi la centralità della zona distretto, quale è la nostra e, infine, si riattribuisce ai territori un ruolo chiave nello sviluppo del socio-sanitario. Alla Regione chiediamo di assegnare al nostro ospedale una propria missione, una propria vocazione alla luce degli investimenti impiegati in questi anni e dei risultati prodotti, considerati di eccellenza su scala nazionale».


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