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Spettacoli mercoledì 14 aprile 2021 ore 16:40

​Il genio Leonardo in salsa crime story

La fiction di Rai1 ha sollevato molte critiche ed anche il Sindaco di Vinci esprime perplessità rispetto al tradimento della veridicità dei fatti



VINCI — Ieri sera, in prima visione assoluta, è andata in onda su Rai1 l’ultima puntata (sono state quattro in tutto, divise in otto episodi) della nuova serie prodotta da Lux Vide con Rai Fiction, Big Light Productions in associazione con France Télévisions, RTVE e Alfresco Pictures, co-prodotta e distribuita nel mondo da Sony Pictures Television.

Scoprire l’uomo dietro al genio era l’intento dichiarato di questa colossale fiction da milioni di euro ma si può capire il mistero che avvolge uno dei personaggi più enigmatici della Storia? Ci ha provato questa crime story ma per farlo ha scelto di allontanarsi, molto, dalla realtà storica dei fatti e inserire personaggi e avvenimenti di fantasia tanto da lasciarci in bocca il dubbio che il protagonista avrebbe potuto essere un qualunque altro artista anonimo del Rinascimento con buona pace dei critici e degli storici. Ci sarebbe piaciuto di più. Raccontare Leonardo ‘genio e basta’ non sarebbe stato abbastanza intrigante per il pubblico medio assuefatto all’intrattenimento? L’unica speranza è che abbia a sua insaputa, generato nei telespettatori una spinta a informarsi: una Heterogonie der Zwecke ossia la produzione di «conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali».

Anche il Sindaco di Vinci Giuseppe Torchia ha manifestato la stessa riserva rispetto al tradimento della veridicità dei fatti trasmessi, nonché per la totale assenza nel racconto dello stretto rapporto di Leonardo con la sua terra natale. “Crescere a Vinci è stato fondamentale per la sua evoluzione come uomo, come artista e come scienziato” - ci spiega Torchia – “Il suo rapporto con la bellezza nonché la curiosità scientifica alla base delle scoperte, hanno trovato linfa nell’osservazione della natura che lo circondava e che fu suo principale strumento di apprendimento nel percorso di studi alternativo a lui destinato in quanto figlio illegittimo.” 

Giuseppe Torchia Sindaco di Vinci

Spinto da tutt’altro approccio, fu invece lo sceneggiato Rai del 1971 come ci ricorda Torchia. “La vita di Leonardo da Vinci” scritto e diretto da Renato Castellani ed interpretato da Philippe Leroy, è divenuto una pietra miliare tra gli sceneggiati Rai ed è basato in gran parte sulla biografia di Leonardo scritta da Giorgio Vasari nel suo “Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori”. Quando educare era più importante di intrattenere.

La fiction terminata ieri sera ricostruisce un tratto lungo della vita di Leonardo, interpretato dall’attore irlandese Aidan Turner, a partire dai suoi anni in bottega da Andrea Del Verrocchio a Firenze (Giancarlo Giannini), alla permanenza alla corte di Ludovico Sforza a Milano e da Cesare Borgia a Imola. Poco più che ventenne l’aspirante artista vede riconosciuto il suo talento dal poco più anziano maestro d’arte, seppur tra incomprensioni e ostilità. E’ in quel periodo trascorso a Firenze che incontra realmente la sua musa Caterina da Cremona (di cui ci è arrivato solo un appunto col nome sui taccuini leonardeschi) alias Matilda De Angelis, con la quale si instaura e questa è invenzione, una relazione di amore e sostegno, puramente platonica, si lascia intendere, a causa di orientamenti sessuali diversi. La fiction è strutturata con una serie di flash back dalla vicenda portante che vede Leonardo interrogato nelle prigioni di Milano da un investigatore in cerca di promozione, con l’accusa di avvelenamento della stessa Caterina per cui rischia la forca. Ognuno degli 8 episodi ruota attorno a uno dei suoi capolavori a sottolineare lo stretto legame tra arte e vita: il Ritratto di donna, l’angelo a sinistra ne Il Battesimo di Cristo del Verrocchio, il Ritratto di Ginevra de’ Benci, la Statua equestre per il Moro, il Cenacolo, la Gioconda, La Battaglia di Anghiari e Leda e il cigno. A latere anche le opere di idraulica, le macchine da guerra come la balestra ideata per Cesare Borgia, e le macchine inventate per superare i limiti conosciuti dalle tecniche di allora ad esempio nelle scenografie per il teatro.

Questa è la parte più riuscita del film: quella che si concentra sulle creazioni di Leonardo, dall’ideazione alle fasi di realizzazione. La potenza delle immagini ci racconta in poche sequenze il lampo dell’ispirazione, la passione mista a tormento, le difficoltà tecniche e relazionali con l’opera stessa e la genialità innescata per risolverle. Senza bisogno della salsa rosa o gialla. Senza quegli inverosimili dialoghi progressisti fomentati dalla disinibizione della protagonista, inimmaginabile nei modi e nei contenuti per una donna del Rinascimento. Senza trasformare Leonardo in un presunto omicida e poi alchimista taumaturgo che ammicca a “Il codice Da Vinci” ma anche a “Romeo e Giulietta”, solo per aggiungere un tocco di mistero. Ma la genialità contiene già il mistero e si è sprecata un’occasione di più per mostrarla nella sua complessità perché non si può spiegare tutto.

L’enigma insito nel personaggio Leonardo è suo elemento sostanziale e come tale lo circoscrive e lo protegge assicurandone la non riproducibilità. E’ la parte inafferrabile che non deve essere svelata per essere raccontata o per essere apprezzata di più. La Gioconda, 77cm×53 cm e 13 mm di spessore che ancora oggi mostra il suo sorriso a circa trentamila visitatori sbalorditi ogni giorno, ne è l’emblema. E a noi rimane la fortuna di poterla ammirare nei secoli.

Ecco, per la Rai, servizio pubblico, avremmo auspicato una fiction volta a restituire l’assoluta straordinarietà delle creazioni leonardesche in anticipo di secoli sulle scoperte scientifiche e artistiche che ne hanno spiegato poi la realizzazione, piuttosto che a inventarsi relazioni sentimentali o intrighi di palazzo privi di fondamento storico nonché di interesse e originalità. Della vita privata di Leonardo si sa poco e per contro abbiamo cinque secoli di storia, di arte e di ricerca scientifica, nero su bianco pronti a evidenziare la sua potenza creativa. Perché non usare questi fatti e raccontarli attraverso la magia del cinema con meraviglia, poesia e ammirazione mista ad orgoglio per un genio tutto italiano? Vi ricordate ‘Non ci resta che piangere’? Benigni che spiega a Leonardo come funziona il treno e qualche scena dopo lo stesso che attraversa i campi a bordo di una locomotiva?

Chissà che le persone non abbiano intuito qualcosa di più di quel genio da questa scena del film non a caso divenuto ‘cult’, che da questi otto episodi di fiction troppo fiction.

Elisa Cosci
© Riproduzione riservata


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Leonardo, Troisi e Benigni in "Non ci resta che piangere"
La Vita di Leonardo Da Vinci (1971 di Renato Castellani)
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