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Attualità domenica 24 luglio 2016 ore 11:05

Carcere femminile, la delusione di Giallo Mare

Lo spettacolo 'Carmen'

Il Teatro carcere in 18 anni ha coinvolto oltre 270 detenute. Pucci e Delogu: "La presenza degli ultimi fa sempre bene ai primi"



EMPOLI — "Non è un fulmine a ciel sereno, ma ciò che ha colpito è la repentinità della decisione degli organi competenti". C’è tristezza e rammarico nella sede di Giallo Mare Minimal Teatro, la compagnia teatrale empolese che dal 1998 ha condotto all’interno della casa circondariale femminile del Pozzale il progetto Teatro carcere, coinvolgendo in 18 anni di attività oltre 270 detenute.

"L’esperienza di Pozzale - ha detto Vania Pucci, presidente della compagnia - è stata esemplare e modello a livello nazionale. Nei nostri progetti le ragazze hanno sempre trovato l’occasione per ritrovare se stese e per fare un piccolo salto culturale, affrontando tematiche forti e impegnative. Il nostro lavoro è stato sempre premiato dalle continue sorprese ed emozioni che queste donne ci hanno regalato. L’interazione e la sinergia che è stata poi raggiunta con il rapporto con la città è stato il premio di tutto il lavoro portato avanti dalle ragazze. La distanza fra dentro e fuori è stata annullata e questo non ha prezzo, sia per chi sta in carcere che per chi invece è un cittadino libero".

"Nel nostro ultimo spettacolo andato in scena appena undici giorni fa nell’ambito della manifestazione Estate al fresco - ha commentato Maria Teresa Delogu, attrice e operatrice di Giallo Mare - abbiamo rappresentato Carmen, la storia di una donna che incarna il disordine necessario, cioè l’irregolare che abita in ognuno di noi. Paradossale pensarci adesso, considerando quello che sta accadendo in questo momento alle ragazze. Per non parlare dell’importanza del coinvolgimento nel progetto Teatro carcere degli studenti dei licei Pontormo e, in passato, del Virgilio di Empoli. Ciò ha permesso ai giovani liceali di rendersi conto che esistono realtà diverse nella stessa società e di collaborare con soggetti decisamente svantaggiati, giocando però alla pari. Non ci resta che prendere atto di questa decisione e ringraziare chi, in questi anni, ci ha permesso di portare avanti un progetto esemplare: dai direttori che si sono alternati, ultimo il dottor Pujia, gli agenti penitenziari, gli operatori e tutti coloro che ci hanno permesso di vivere un’esperienza indimenticabile. Resta la delusione e l’amarezza: crediamo fermamente che nella società la presenza degli ultimi faccia bene anche ai primi".


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