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Attualità lunedì 03 novembre 2014 ore 22:15

Confronto acceso fra Parrini e Gramolati

Si è svolto alla casa del popolo di Ponte a Elsa il dibattito fra il segretario regionale del Pd e il segretario generale della CGIL Toscana



EMPOLI — Che il più grande sindacato del Paese non costituisca più la cinghia di trasmissione del più importante partito del centrosinistra si era capito da tempo. Se qualcuno fra i tantissimi spettatori del confronto nutriva qualche dubbio sarà sicuramente uscito con le idee molto più chiare in proposito.

In un botta e risposta misurato nei toni ma molto acceso nei contenuti, fra le poche cose sulle quali Parrini e Gramolati si sono trovati d'accordo una è stata sicuramente quella della reciproca autonomia dell'azione politica e sindacale dei due soggetti.

Per il resto, in una sala gremita di spettatori, tanto che nel corso del dibattito è stato necessario spostarsi in un'altra più grande, le posizioni fra i due 'contendenti' sono state molto diverse, in alcuni casi addirittura antitetiche, nel commentare e dare un giudizio alle politiche sul lavoro portate avanti dal governo Renzi.

Il segretario generale della CGIL toscana non ha perso tempo nel definire la riforma del mercato del lavoro come una serie di atti che producono più ingiustizia e ledono i diritti fondamentali dei lavoratori.

A queste accuse Parrini ha risposto dicendo che questa riforma la si deve giudicare nel suo complesso, senza focalizzarsi su un singolo aspetto, e soprattutto prendendo atto della situazione degli ultimi anni che ha visto una perdita continua di posti di lavoro e un conseguente aumento di situazioni di povertà in diversi strati della popolazione. A questa emergenza, secondo Parrini, il governo Renzi ha cercato di rispondere sia per ciò che riguarda la domanda che per quanto riguarda l'offerta, con il decreto degli ormai famosi 80 euro e con i provvedimenti inseriti all'interno della legge di stabilità in corso di approvazione.Il deputato del Partito Democratico ha inoltre difeso tutta quella serie di azioni mirate che il governo ha messo in campo per rendere più conveniente per i datori di lavoro la stipula di contratti a tempo indeterminato.

In questo contesto, ha concluso Parrini, anche se è vero che il Jobs Act deve essere integrato e rafforzato dai prossimi decreti attuativi, la modifica dell'articolo 18 non deve essere letta come un provvedimento che produce ingiustizia in quanto non è stato promossa per far licenziare di più ma per far assumere meglio e più facilmente.

A questa analisi Gramolati, pur riconoscendo la bontà di alcuni dei provvedimenti messi in campo, ha denunciato come alcuni di questi, nella loro concretizzazione, hanno creato ulteriori situazioni di ingiustizia. "Non è possibile - ha argomentato - che ci siano persone che guadagnano 500 euro al mese ai quali gli 80 euro non arrivano e famiglie nelle quali due persone che guadagnano 1500 euro a testa ricevano entrambi il contributo previsto dal governo."

Altro provvedimento giusto nella teoria ma la cui concretizzazione ha portato ulteriori ingiustizie e diseguaglianze è stato quello sulla tassazione delle rendite finanziarie. Secondo Gramolati, infatti, mentre alcune rendite finanziarie non sono state toccate, in alcuni casi sono stati tassati duramente i fondi pensione di persone che hanno lavorato tutta la vita per costituirli.

Un dibattito a 360 gradi sui temi del lavoro e dello sviluppo, insomma. Un confronto senza vincitori nè vinti, ma che conferma la grande distanza fra Pd e Cgil su questi temi. Una distanza confermata da entrambi i relatori, con Gramolati che ha rivendicato l'importanza della manifestazione del 28 ottobre, che a suo dire ha rafforzato l'autonomia sindacale, e Parrini che invece ha ribadito l'importanza del confronto fra le istituzioni e i sindacati ma ha anche sottolineato con forza l'autonomia del governo nel prendere le decisioni che gli competono.


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