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Cronaca martedì 24 novembre 2020 ore 19:25

Caso Checcucci, il dna sotto le unghie e l'alcoltest al presunto assassino

Tutti gli elementi che, a due mesi dal ritrovamento del cadavere lungo l'Arno, hanno portato al presunto omicida, il vicino di casa, ora in carcere



CASTELFRANCO DI SOTTO — Era domenica 27 settembre quando un uomo senza documenti fu trovato morto, ucciso a coltellate, lungo l'argine dell'Arno a Castelfranco di Sotto. Soltanto dopo molte ore i carabinieri riuscirono a capire chi era: si trattava di Roberto Checcucci, 53enne originario di Firenze e residente a Fucecchio, persona molto schiva e riservata, amante delle passeggiate. Quasi tutti i giorni percorreva a piedi oltre dieci chilometri, spesso lungo quell'argine.

La scena del delitto raccontava di un omicidio efferato, conclusosi dopo una colluttazione con molta probabilità iniziata a circa 190 metri dal ritrovamento del cadavere. Là, nei pressi di un canneto, unico punto un po' più nascosto dell'argine, sono state trovate tracce di sangue e una mascherina.

Mentre gli inquirenti scandagliavano la vita della vittima e ascoltavano conoscenti e vicini di casa, col passare dei giorni proseguivano anche gli accertamenti scientifici, decisivi in questo caso. In primo luogo il ritrovamento di tracce biologiche sotto un'unghia della vittima. Ma anche quanto ripreso da alcune telecamere di sorveglianza.

Significative le immagini registrate da una telecamera posta a circa un chilometro dal luogo dell'omicidio, nei pressi di una rampa di accesso all'argine posta nel Comune di Santa Croce. Il giorno dell'omicidio riprendono le scarpe di un uomo che percorre l'argine e subito dopo un altro uomo, con un giubbotto senza maniche, salire la rampa baldanzoso per raggiungere l'argine. Dopo circa un'ora l'uomo con il giubbotto senza maniche scende per la rampa, questa volta claudicante e, secondo gli inquirenti, nascondendo qualcosa in tasca.

Quest'uomo, ritenuto il presunto assassino, è per gli inquirenti del tutto somigliante con un vicino di casa di Roberto Checcucci, anche lui di 53 anni, dipendente di un'azienda di rifiuti. Fra i due i rapporti non sembrano essere mai stati buoni ma un chiaro movente non c'è. Per questo si è cercato di avere una prova biologica. Fallito il tentativo di recuperare il suo Dna da una tazzina di caffè, offertogli durante un confronto con gli inquirenti, si è deciso di procedere con un altro stratagemma: un alcol-test durante un posto di blocco, cui è stato sottoposto il figlio.

Le corrispondenze fra il Dna trovato sotto l'unghia della vittima e quello del vicino di casa hanno convito il Gip a emettere una misura cautelare in carcere nei confronti del 53enne, misura eseguita stamani dai carabinieri. L'ipotesi di reato è omicidio premeditato.

Nell'armadietto sul posto di lavoro dell'arrestato sono stati trovati un coltello e un mazzuolo, nonché alcuni vestiti. Il tutto è stato sequestrato, per essere sottoposto ad accertamenti scientifici. 

L'uomo arrestato sarà a breve interrogato e gli inquirenti non nascondono la speranza di avere da lui conferme su quanto ricostruito in questi due mesi di indagini, rese complicate anche dalle restrizioni legate all'emergenza Covid.


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