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Politica martedì 17 settembre 2019 ore 09:31

"Renzi sbaglia, serve lo spirito del 2007"

Jacopo Mazzantini

Il segretario della federazione Empolese valdelsa interviene sull’uscita dal Pd dell’ex premier. Mazzantini:“Renzi sbaglia, serve lo spirito del 2007”



EMPOLI — Il segretario della federazione Pd Empolese Valdelsa, Jacopo Mazzantini, commenta la notizia di Matteo Renzi che ha annunciato l’uscita dal Partito democratico:

“In questi giorni si stanno concludendo le ultime Feste de L’Unità che per tutta l’estate hanno visto impegnati, anche nel nostro territorio, centinaia di volontari che quotidianamente hanno dedicato energie e tempo ad un partito che da troppi anni li ripaga con un litigio interno infinito, più simile ad una contesa perpetua che ad un confronto per il perseguimento della proposta migliore a beneficio della vita dei cittadini.

In questo clima, la voce sempre più pressante ed infine fattasi realtà della uscita dal PD di Matteo Renzi ha innescato in ciascun dirigente politico del nostro partito, così come in ogni militante, iscritto ed elettore, un dejavù tanto più intenso quanto più matura fosse l’età.

La sinistra, neanche a dirlo, affronta ancora una volta una scissione e lo fa, per di più, appena ultimata la composizione del nuovo Governo che, improvvisamente ed imprevedibilmente, partecipa da protagonista dopo essere stata un anno e mezzo all’opposizione, dove sembrava che sarebbe rimasta per un tempo indefinito, a vantaggio della peggiore destra governativa del dopo guerra.

Almeno si abbia il buon senso di non prendere in giro nessuno con espressioni lessicali edulcorate che fanno più rabbia di quelle appropriate.

Una scissione è una scissione. Punto. E i cocci, come ogni volta, tocca rimetteteli insieme a chi è sui territori.

Il partito democratico non è una porta girevole di albergo dove si entra solo se si siede ai posti di comando, con buona pace di chi nel Pd ci ha creduto davvero, lo ha fondato ci è rimasto fino ad oggi, gli ha dedicato tempo, passione, energie, sottraendoli agli affetti più cari, perché ci ha visto qualcosa di grande.


Perché il punto, alla fine, non è tanto Renzi, i renziani, la conta di chi lo segue o chi rimane.

Renzi ha fatto la sua scelta, che non condivido né capisco, perché non riesco a coglierne le motivazioni politiche al di fuori del vissuto personale e familiare, pur denso di passaggi profondamente intensi e delicati.

Ma la questione vera è cosa vuole essere il Pd adesso.

Perché ora abbiamo tutta la responsabilità di riaccendere lo spirito del 2007, che era l’opposto del frazionismo, quella immagine di partito di sinistra riformista, aperto verso la società, di propensione fortemente innovativa nelle forme, nella comunicazione e nelle proposte politiche, quella duplice essenziale consapevolezza di quali fossero le radici e al contempo di dover andare oltre le storie fondative.

Abbiamo attraversato pochi anni fa una stagione di governo che ha mostrato errori e limiti soprattutto di metodo, ma della quale non dobbiamo dimenticare o derubricare la capacità di conquistare una rappresentanza popolare ampia per il coraggio di provare a sbloccare questo Paese tremendamente ostile al cambiamento.

Abbiamo l’occasione straordinaria di poter far tesoro degli errori commessi, dimostrando di essere mossi dalla stessa tensione riformatrice, iniziando con il dare risposte concrete e strutturali a quella domanda di lavoro, sanità e protezione, soprattutto sociale, le disuguaglianze che in questi ormai dieci anni di crisi economica ancora in corso, ha punito la sinistra, in tutto l’occidente, perché non ha saputo comprendere a fondo il cambiamento della società.

Il Pd dell’Empolese Valdelsa ha le competenze ed esperienze necessarie per dare il proprio contributo da protagonista ed i sindaci che lo rappresentano negli undici Comuni del territorio hanno dimostrato, con il consenso raccolto alle elezioni di maggio, che la fiducia nella politica e nelle istituzioni è ancora alta quando si lavora per i cittadini con dedizione e concretezza.

Non so quanti voti sarà in grado di raccogliere il nuovo soggetto politico che Renzi si appresta a fondare, né quanti di questi voti prenderà a destra, al centro o a sinistra.

Quello che appare evidente e dovrebbe interessare a chi ha a cuore il Pd e ancor di più a chi lo guida e lo rappresenta ai vari livelli, è che il Pd potrà reggere e rilanciarsi solo se scommetterà generosamente, come fece alle sue origini, su di una grande rigenerazione dal basso, valorizzando ciò che in questi anni nei territori è nato, cresciuto e si è testardamente costruito, concentrandosi sulla politica e le politiche, lontani dalle liti, dalle ripicche e i dai cambi di casacca di interi pezzi del gruppo dirigente nazionale, dentro e fuori dal Parlamento.”. 


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