Attualità martedì 10 novembre 2015 ore 07:00
Un coro di no al Polo della disabilità

L'associazione "Autismo Toscana" critica l'operazione della cittadella. "I conti non tornano" sottolinea in una nota il presidente Marino Lupi
EMPOLI — Ecco il testo integrale della nota del'associazione:
Il consiglio comunale di Empoli delibererà la vendita di Cerbaiola e di Villa Fucini e da quel momento partirà la realizzazione del nuovo centro per disabili: un centro polivalente. Così va la democrazia ed è giusto che sia così. La democrazia però è anche coinvolgimento delle persone, della cittadinanza, dei portatori di interesse: sentire e consultare.
E questo viene fatto spesso, più spesso verso le elezioni, ora si va
verso la metà della legislatura e si può anche fare diversamente, tanto
poi si dimentica. Non a caso nell'altro tentativo di fare questa
operazione, vendere questi immobili, eravamo all'ultimo consiglio
comunale della legislatura, alle porte delle elezioni e la cosa fu
rinviata. Ho parlato di probabile approvazione a maggioranza perché
tutti i gruppi di opposizione del consiglio comunale di Empoli hanno
chiesto un rinvio del discussione di questo punto. Verrà ascoltata
questa richiesta? Non lo sappiamo. Noi come portatori di interesse,
genitori e associazioni abbiamo chiesto più volte di essere informati su
questo progetto. Lo vediamo come un nostro diritto. Ma le nostre
richieste, di qualunque tipo o forma non sono mai stati ascoltate.
Perché? Abbiamo anche chiesto a gran voce se abbiamo o meno il diritto
di sapere quali progetti ci sono sulla vita di nostri figli? Abbiamo
questo diritto o no? .Perché? Ma forse perché siamo solo dei
disabili. Che vogliamo sapere noi. Ci pensano i nostri amministratori.
Loro si che lo sanno. Noi purtroppo siamo solo dei disabili e dobbiamo
solo ringraziare. E' così?
Ed è perché siamo disabili che non ci è stata data la possibilità di
confrontarci sul progetto, anche tra associazioni e con le istituzioni
promotrici, ASL e Comuni, anziché dare adito a questo dibattito sulla
stampa che sta assumendo i contorni grotteschi della guerra tra poveri. Torni la politica che ha il coraggio del confronto aviso aperto.
Benché le istituzioni non ci abbiano mai coinvolto, abbiamo avuto modo di vedere una bozza di progetto (in allegato al termine dell'articolo) e valutarlo nei Consigli direttivi di Autismo Toscana e della FISH (Federazione Italiana per il superamento dell'Handicap), che si sono riuniti per analizzarlo: signori, i conti non tornano e la proposta progettuale non c'è.
La proposta, è descritta in poco meno di una pagina e altrettanto spazio è dedicato all'analisi dei costi, ma è preceduta da 10 pagine di relazione sull'attuale rete dei servizi. Questa è la rappresentazione plastica della realtà cui siamo di fronte: 10 pagine rappresentano 40 anni di storia di costruzione di servizi di grande civiltà e di affermazione concreta dei diritti, una pagina e mezzo per parlare di un futuro senza idee, di regressione.
L'unica idea che emerge dalle pagine del progetto e della delibera in approvazione è il processo di concentrazione e di re-istituzionalizzazione di persone con disturbo dello spettro autistico e altre disabilità in un polo unico di servizi, in contrasto con le normative e le politiche regionali che le reti rappresentative delle persone con disabilità ed eminenti rappresentanti della società civile hanno contribuito a elaborare in collaborazione con l’amministrazione regionale, e in particolare con la proposta di Testo Unico sulla disabilità elaborata dal laboratorio regionale sulla disabilità nel 2014-2015, attualmente al vaglio delle autorità regionali. Ma soprattutto in contrasto con l'idea che si debba lavorare per costruire le città pensate per la disabilità abbattendo le barriere architettoniche, della comunicazione e culturali, che “così ci stiamo meglio tutti, disabili e non” come usava dire un illustre amministratrice di Empoli, non le cittadelle della disabilità in concentrare i diversi. Non ci può piacere.
È incomprensibile come si possano convogliare così tante risorse, almeno 4 milioni di euro,
sulla sola idea di costruire un nuovo POLO DISABILITÀ, come recita la
stessa delibera, senza spiegare o avere chiari gli obiettivi e forse
nemmeno i bisogni. Infatti, analizzando la suddivisione di posti salta
all'occhio che mancherebbero posti residenziali per le persone
che attualmente stanno a Villa Fucini e sembra insufficiente anche per
tutte le persone che ora stanno a Villa Cerbaiola. E dove
vanno? Che faranno? Si parla genericamente di servizi per autistici
gravi -20 posti residenziali con centro diurno aggregato di 10 posti -
Chi sono? E in base a che cosa si definisce una persona autistica grave?
Quali sono i criteri di scelta? I genitori sono preoccupati e con loro
si dovrebbe parlare prima di muoversi e se, come ci risulta sono stati
coinvolti alcuni genitori di Cerbaiola, non è stata fatta nessuna
comunicazione alle famiglie di persone con autismo, famiglie che
disorientate leggono i giornali e non sanno quale sarà il futuro dei
loro figli.
E non tornano neanche i costi: mancano i criteri di analisi dei costi,
mancano i riferimenti progettuali di imputazione dei costi, ma
soprattutto è chiaro che non sia sostenibile il fatto che la somma dei
risparmio che abbiamo con la chiusura dei due centri sia sufficiente al
mantenimento del nuovo centro, anzi con un risparmio! Resta da
dimostrare che la concentrazione in un unico spazio di molte persone,
esclusivamente assistenzialista, sia economicamente vantaggiosa rispetto
alla vita in comunità.
In questo progetto il messaggio è uno soltanto: concentrare le
diversità, semplificare i servizi dando una generica assistenza che
risolva il problema alla società e alle istituzioni, togliendolo anche
agli occhi delle persone cosiddette normali, perché si ricoverano in un
“carcere dorato”, moderno, con tutti i servizi (anche il teatro) e
magari il cortile interno, così non hanno più bisogno di uscire, se non
in occasioni speciali in cui i “normali” concedono loro un po' di
attenzione.
La descrizione degli spazi comuni per 70 disabili gravi di
diversa natura poi preoccupa molto e richiama la natura, anche
architettonica, di antichi istituti di ricovero.
Un progetto difficile da commentare perché scarno e approssimativo. Noi vorremmo parlarne, discuterne, mettendo a disposizione esperienza e competenza, non solo bisogni, ma fino ad ora non ci è stata data la possibilità. Le Associazioni FISH e Autismo Toscana chiedono ancora un rinvio per poter discutere del progetto e poter dare il proprio contributo competente di portatori di interesse.
Marino Lupi, presidente Autismo Toscana
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