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Attualità lunedì 09 novembre 2015 ore 15:23

Dipoi sul polo della disabilità a Empoli

Foto tratta da Volontariatooggi

La presidente Frilli mostra i suoi dubbi e chiede un confronto dato che con la Regione Toscana si era intrapreso un percorso decisamente diverso



GROSSETO — Il Coordinamento Dipoi, composto da 50 associazioni e fondazioni che in Toscana si occupano dei temi della disabilità, interviene nel dibattito aperto sull’opportunità o meno di realizzare un centro polivalente per l’autismo e altre disabilità ad Empoli. La struttura potrebbe essere composta da una residenza sanitaria per disabili (Rsd) con 20 posti letto e da un centro diurno per circa 50 persone.

“In queste ore – spiega Patrizia Frilli, presidente del Coordinamento Dipoi - abbiamo appreso dalla stampa della volontà della Asl 11 di realizzare il nuovo centro polivalente di Empoli.

Non posso esprimere giudizi compiuti su un progetto che è stato appena abbozzato, ma mi pare evidente si possano sin da subito dire alcune cose. La prima è che mi sembra ci sia stata molto poca comunicazione sul territorio e uno scarso o nullo coinvolgimento delle realtà che si occupano di durante e dopo di noi”.

La cosa che più preoccupa la presidente Frilli è “la logica che sembra ispirare la scelta della Asl 11 di Empoli. Optare per una Rsd da 20 posti letto esclusivamente riservata a persone autistiche, associata a un diurno per almeno 50 persone con disabilità, significherebbe realizzare una cittadella della disabilità autosufficiente e isolata rispetto al contesto sociale. Tutto l’opposto di ciò di cui stiamo discutendo con la Regione Toscana, a partire dall’esperienza della conferenza regionale della disabilità di San Donnino dello scorso anno”.

Gli obiettivi condivisi con l’assessore Saccardi, infatti, prevedevano la realizzazione di piccole strutture residenziali a dimensione familiare e costruire percorsi d’integrazione sociale e impiego del tempo libero basati sulla socializzazione, non sulla segregazione delle persone con disabilità in ambienti magari ben costruiti ma separati. “La sanitarizzazione della loro condizione – prosegue – è quanto di più pericoloso si possa fare. La segmentazione delle persone in base alla patologia con cui convivranno tutta la vita non serve a nulla, perché per tutti la qualità della vita si declina secondo gli stessi bisogni di socializzazione e integrazione socio lavorativa di chiunque altro”.

Atteso, quindi, un confronto con le organizzazioni come la Fondazione Dopo di Noi di Empoli e la Fisch e soprattutto con la Asl 11.


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