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Attualità lunedì 27 aprile 2015 ore 15:19

Importante riconoscimento per la sanità empolese

Secondo i dati del Ministero e dell'Osservatorio del Sant'Anna di Pisa la Salute mentale di Empoli si classifica al secondo posto in Toscana



EMPOLI — Organizzazioni sanitarie Internazionali (OMS) e nazionali (Ministero della Salute, Gruppo Interregionale Salute mentale) sono concordi nel ritenere che nei prossimi anni cresceranno i bisogni di salute mentale della popolazione a causa di un sensibile incremento della prevalenza dei disturbi psichici. Entro il 2040 i disturbi depressivi si collocheranno al primo posto fra le cause di morbilità nella popolazione generale e fra le cause di assenza e/o perdita del lavoro.

Accanto alla diffusione dei disturbi psichici occorrerà prestare attenzione all’emergere di nuovi bisogni in un contesto di importanti cambiamenti sia sociali che sanitari, che richiederanno la necessità di identificare aree di intervento prioritarie, definendo con chiarezza i punti critici da affrontare nell’ambito della Salute mentale sia dell’età adulta che dell’infanzia e adolescenza.

Il DSM (Dipartimento di Salute mentale) dell’Asl 11 ha una organizzazione integrata tra le tre principali unità operative complesse che lo compongono (Psichiatria, Neuropsichiatria Infantile, Psicologia) che ha mostrato in questi anni di saper dare risposte adeguate in questa direzione. I dati del MES, l’Osservatorio del Sant’Anna di Pisa che valuta le performances delle aziende sanitarie locali, colloca la Salute mentale di Empoli al secondo posto - per l’anno 2013 - in tutta la Regione Toscana in termini di qualità della risposta. Attualmente la prevalenza trattata nella nostra Asl per disturbi psichici nell’adulto è del 25,8 per mille contro una media regionale del 14,5 per mille e del 62,9 nell’infanzia-adolescenza contro una media regionale del 43,2: questo significa che i nostri servizi riescono a raggiungere più popolazione bisognosa di trattamenti rispetto ad altre aree della Toscana. In termini assoluti le persone sopra i 17 anni in carico ai servizi per adulti sono oltre 5100, mentre sono 2400 quelle seguite dall’infanzia adolescenza.

Le aree innovative verso le quali i servizi si stanno muovendo sono quelle che come detto mostrano l’emergere di nuovi bisogni:

-disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, in modo particolare autismo e ADHD;

-disturbi del comportamento alimentare;

-disturbi gravi della personalità

Si tratta di aree critiche non soltanto per la problematicità delle patologie ma perché attraverso di esse si misura uno degli aspetti cruciali della qualità di un servizio, la continuità terapeutica, la capacità cioè di garantire l’alto livello delle prestazioni a prescindere dai luoghi dove viene svolto l’intervento e soprattutto dall’età del fruitore. Molte patologie cominciano in età infantile o adolescenziale ed è importantissimo che la continuità della presa in carico sia assicurata con il passaggio all’età adulta.

L’intervento sull’autismo infantile messo in atto con PDTA specifico dalla Neuropsichiatria Infantile (con attuazione di interventi di screening precoci, applicazione di tecniche terapeutico-riabilitative innovative quali la TED) è considerato un intervento di eccellenza nella nostra Regione. I trattamenti riabilitativi svolti alla Casa di Ventignano hanno suscitato interesse anche all’estero (siamo in attesa di una visita conoscitiva da parte di una studiosa scozzese) e anche da parte di università italiane. Il modello di presa in carico dell’autismo nell’adulto attraverso il progetto dell’avviamento al lavoro agricolo è anch’esso un percorso che non ha molti riscontri non solo in Toscana ma anche in Italia.

A pochi anni dalla sua costituzione anche il Centro per i disturbi del comportamento alimentare ha avuto diversi riconoscimenti per l’alta qualità della risposta che viene fornita. Intanto si tratta di un centro collocato nella Casa della Salute di Empoli, quindi a diretto contatto con la popolazione e con i medici di famiglia, che tratta in continuità e secondo un modello integrato gravi patologie che spesso vedono il loro esordio in età adolescenziale (vi operano psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, dietiste). Attualmente segue circa 150 donne (è questa una di quelle patologie che potremmo definire di genere, anche se non mancano casi sporadici anche nel sesso maschile) e vede l’accesso di circa 60/70 nuovi casi all’anno.

I trattamenti, che sono sempre preceduti da una fase osservativa e valutativa, variano a seconda del disturbo prevalente e della sua gravità: Disturbo Alimentazione Incontrollata (BED) (psichiatra+dietista+psicoteraopia di gruppo); Bulimia Nervosa (psichiatra+dietista+psicoterapia di gruppo+psicoterapia individuale); anoressia Nervosa Restrittiva (psichiatra+dietista+psicoterapia di gruppo).

Le nostre strutture aziendali ospedaliere (sia attraverso i setting di medicina che attraverso il SPDC) si sono mostrate in grado di dare risposta anche a quei casi particolarmente gravi che hanno richiesto il ricovero (5 casi nel 2014).

L’area dei disturbi di personalità (Disturbo Borderline), sovente caratterizzata da multiimpulsività e abuso di sostanze, è in forte crescita negli ultimi anni, e determina gravi disagi non soltanto all’individuo ma anche al contesto familiare e sociale che lo accoglie. Le modalità di intervento tradizionali hanno mostrato una sostanziale inefficacia (se non per l’attenuazione di fasi particolarmente acute) ed è per questo che sono stati attivati interventi di terapia di gruppo secondo il modello della DBT (terapia cognitivo comportamentale) che sono gli unici riconosciuti come validi dalla medicina basata sulle evidenze.

Ultimo aspetto che vorremmo rimarcare è quello legato al coinvolgimento dell’associazionismo in tutti gli interventi della salute mentale. Nella nostra Asl è attiva una Consulta del Dipartimento Salute mentale che è aperta a chiunque voglia dare il suo contributo e che fra le altre cose ha lo scopo di promuovere le associazioni di familiari e di utenti, i gruppi di auto/mutuo aiuto e i gruppi di psicoeducazione. Sono già attive molte associazioni (ricordiamo Autismo Toscana, Noi da Grandi, Camminare insieme), ma l’auspicio è che il volontariato possa estendersi anche alle associazioni storicamente più impegnate nella sanità ovvero le Misericordie e le Pubbliche Assistenze. Riteniamo utile un sempre maggiore coinvolgimento dell’associazionismo perché oltre ad essere uno strumento attraverso il quale si può dare un supporto o portare avanti progetti di integrazione sociale che vanno oltre gli interventi sanitari propriamente detti, può aiutare a vincere il pregiudizio e lo stigma sociale che ancora grava sulle patologie psichiatriche e su chi ne soffre.

In questa ottica l’associazione AVO-EVI grazie al CESVOT ha organizzato il corso di formazione per volontari in ambito psichiatrico “Da vicino nessuno è normale” proprio allo scopo di fornire i volontari di nuove competenze ispirate al modello della Salute mentale di comunità alla quale si ispirano i nostri servizi.


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