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Cultura giovedì 03 settembre 2015 ore 06:30

Quell'affresco è di Filippino Lippi

Un particolare dell'affresco

Sarà presentato sabato 5 settembre nella chiesa della Ferruzza lo studio della professoressa Aurora Del Rosso. Il pittore visse nel '400



FUCECCHIO — Sarà presentato sabato 5 settembre alle 10 nella Chiesa della Ferruzza, lo studio della professoressa Aurora Del Rosso che ha portato all’attribuzione a Filippino Lippi, pittore fiorentino della seconda metà del ‘400, l’affresco della Vergine Maria Ferruccia. Lo studio, che ha portato in primo piano importanti documenti contenuti nell’Archivio Storico del Comune di Fucecchio, si è concluso con la realizzazione di un libro, "La Vergine Maria Ferruccia di Filippino Lippi nella Fucecchio di Lorenzo il Magnifico" (edizioni dell’Erba) che verrà presentato sempre sabato prossimo.

In occasione della presentazione, oltre all’autrice, interverranno il sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli, il presidente della Fondazione Montanelli Bassi Alberto Malvolti e l’Arciprete della Collegiata di Fucecchio Don Andrea Pio Cristiani.

Le due fonti: Ferruccia e Peruzza

Nella primavera del 1473 il Comune di Fucecchio costruì, su impulso del podestà Antonio Ferrucci, all’interno del piano delle opere pubbliche ispirato da Lorenzo il Magnifico, una “ fonte nuova”, che sarà chiamata Ferruccia dal nome del podestà, a poca distanza dalla vecchia fonte denominata Peruzza (oggi si può osservare un vecchio lavatoio in via della Fontina ). Dalla contaminazione tra i due nomi nacque in epoca più recente la denominazione Ferruzza per la chiesa, la Madonna, il quartiere e, infine, la contrada.

La “fonte nova” e il tabernacolo. La Vergine della fonte

In un tabernacolo costruito davanti la fonte nova Ferruccia nell’estate del 1473 fu affrescata una figura della Vergine Maria che sarà chiamata Maria Vergine Ferruccia o la Vergine della fonte Ferruccia o la Vergine Ferruccia nel 1400 e almeno per tutto il 1500. Per proteggerla dall’acqua si decise di chiudere il tabernacolo con un “uscio”.

Il pittore

Da maggio 1473 e fino a gennaio (ancora 1473 per lo stile fiorentino poiché l’anno cominciava il 25 marzo, cioè “ ab incarnatione” ) vengono registrate dal camarlingo, il tesoriere del comune, le spese relative al pagamento di Filippo Lippi sul Monte di Firenze: 7 bullette per un totale di 115 fiorini larghi, 2 lire, 56 soldi e 4 denari. Un compenso lauto dovuto oltre che alla protezione di Lorenzo, alla fama della famiglia Lippi e ai materiali preziosi impiegati (per l’azzurro del cielo di cui resta qualche traccia nel morellone rossastro , il preparato di fondo, e la foglia d’oro delle aureole).

Filippo e Filippino Lippi

Poiché Filippo Lippi padre era morto nel 1469, nel 1473 il pittore poteva essere solo il figlio, Filippo Lippi detto Filippino. Filippino era figlio del famoso frate omonimo e della monaca Lucrezia Buti che era fuggita con lui dopo avergli fatto da modella per una delle sue celebri Madonne. Cosimo de’ Medici lo protesse e riuscì a fargli continuare il suo lavoro così come in seguito Lorenzo il Magnifico proteggerà il figlio Filippino, ormai orfano, tanto da assegnargli l’esecuzione del disegno per il sepolcro del padre nel duomo di Spoleto poiché non era riuscito a riportare a Firenze le sue spoglie.

L’affresco

Si tratta di una Sacra Conversazione, cioè di una Madonna in trono col bambino affiancata da due santi: San Giovanni Battista, riconoscibile per l’abbigliamento con la pelle di cammello che sporge dal mantello e per il cartiglio con la scritta “ECCE AGNUS DEI”dal volto rustico per le sofferenze nel deserto e Sant’Antonio la cui presenza è dovuta probabilmente ad Antonio Ferrucci che, imponente con la lunga barba bianca e i baffi attorcigliati, volge lo sguardo verso i fedeli. La Madonna, affettuosa ed altera, dall’abito trasparente ed elegante, solleva il bambino con le mani delicate e dalle dita sottili. La fisionomia del bambino dai grandi occhi chiari e dal naso all’insù rivela lo studio dal vero a cui si applicavano i pittori dell’età laurenziana. L’affresco nello strato inferiore ha perduto il colore originale, conservando solo il disegno dovuto all’incisione del cartone, così come una parziale perdita del colore si è verificata nello strato di mezzo. In alto, dove il volto della Madonna incorniciato da una veletta bianca si staglia su un fondo ocra, il colore è perfettamente conservato.

La storia dell’oratorio della Ferruzza

In un documento del 1504 alla Vergine sono attribuiti miracoli che aveva cominciato a fare il giorno 3 gennaio 1502, la vigilia della Beata Cristiana. Il comune stabilisce che quel giorno deve essere celebrato attraverso una festa, una messa solenne, una processione e un’offerta di lire 10. In quel giorno si potrà liberamente lavorare per la Vergine. Solo nel 1548 però il giorno dedicato alla Vergine diventerà festivo: “…si guardino come le domeniche”. Dal 1517 al 1520 sono registrate spese straordinarie per l’ampliamento dell’oratorio, dal 1531 al 1533 si giunge finalmente all’aspetto attuale della Chiesa. 


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