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Attualità lunedì 15 luglio 2024 ore 10:15

Tanto cibo e poco sport, i bimbi toscani pesano troppo

bimbo grasso

L'indagine dell'Istituto superiore di sanità in Toscana ha coinvolto circa 1.700 bambini, il 17% dei quali è risultato in sovrappeso



TOSCANA — Tanto cibo spesso non sano, poco sport ed ecco che è successo: il 17% dei bambini toscani è in sovrappeso, il 5,7% addirittura obeso e l'1,3% gravemente obeso. 

E' questo il risultato dell'indagine "Okkio alla salute" condotta dall'Istituto superiore di sanità (Iss) a livello nazionale con dati raccolti nella primavera 2023 anche su base regionale.

Fra i piccoli toscani l'eccesso ponderale complessivo è del 24% contro una media italiana del 28,8%. Confrontando i dati con quelli delle precedenti rilevazioni si può affermare che la prevalenza dell’obesità è stazionaria, mentre il sovrappeso è diminuito nel corso degli anni passando dal 22,5% nel 2008 al 17% nel 2023.

Bimbi in sovrappeso in Toscana e nel resto d'Italia

Bimbi in sovrappeso in Toscana e nel resto d'Italia

L'indagine è stata effettuata tramite un questionario che ha coinvolto in Italia oltre 46mila bambini e bambine della III classe della scuola primaria. In Toscana lo hanno compilato circa 1.700 alunni, e sono stati coinvolti anche 1.500 genitori

Del resto i dati riferiti dai genitori mostrano che in Toscana il 20,7% delle madri è in sovrappeso e il 6,5% è in condizione di obesità; i padri, invece, sono nel 43,6% sovrappeso e nel 10,6% obesi. Quando almeno uno dei due genitori è in sovrappeso il 18,1% dei bambini risulta in sovrappeso e il 7,6% obeso; con almeno un genitore obeso il 26% dei bambini è in sovrappeso e il 12,8% obeso.

Il sistema di sorveglianza nazionale

Il sistema di sorveglianza nazionale nasce dalla collaborazione tra scuola e sanità con lo scopo di raccogliere, attraverso l'utilizzo di metodologie e strumenti standardizzati, informazioni sullo stato ponderale, stili alimentari e abitudine all’esercizio fisico di un campione rappresentativo di bambini delle scuole primarie, al fine di promuovere e valutare gli interventi di promozione della salute avviati sia a livello regionale che locale. Per la Toscana l’indagine viene attuata con la collaborazione dell'Ufficio Scolastico Regionale e con il coordinamento scientifico dell’Università degli Studi di Siena.

“E’ la settima indagine – spiega l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini – che conduciamo in Toscana. Dai dati emerge che il 92,9% dei nostri studenti ha una mensa, l’84,5% ha dei programmi di educazione nutrizionale e curriculare, il 96,4% offre programmi di rafforzamento dell’attività motoria. Sono percentuali di rilievo che testimoniano come sia importante proseguire con l’attività di educazione alimentare e come resti fondamentale il contributo di genitori e scuole”.

L’associazione tra l’abitudine a non consumare la prima colazione e il maggior rischio di sovrappeso è ampiamente dimostrata da numerosi studi. In Toscana la percentuale dei bambini che ha consumato la colazione il mattino dell’indagine è pari al 91%, dato in linea con i precedenti risultati, ma solo il 58,3% di loro ha fatto una colazione adeguata. Il 32,6% ha consumato una colazione qualitativamente non adeguata, mentre il 9% non consuma abitualmente questo pasto.

Nel 2008 l’11,2% dei bambini consumava una merenda di metà mattina adeguata, costituita da un frutto o uno yogurt, nel 2023 tale frequenza è aumentata fino al 36,2% del campione.

Frutta e verdura solo per pochi

I bambini che assumono 5 porzioni di frutta e/o verdura al giorno, come raccomandato dalle linee guida internazionali, sono ancora pochi anche se la percentuale è aumentata nel tempo passando dal 2,2% del 2008 al 6,4% del 2023. 

Sono circa il 20,2% coloro che consumano quotidianamente bibite zuccherate e/o gassate, tale percentuale è ancora alta rispetto al valore desiderato. 

"Vale la pena segnalare che si osserva un decremento rispetto al passato, infatti, i bambini che ne facevano un uso quotidiano erano il 37,3% nel 2008", sottolinea una nota della Regione Toscana.

Bambini troppo sedentari

Secondo l’Oms, l'Organizzazione mondiale di sanità, i giovani in età compresa tra i 5 e i 17 anni dovrebbero svolgere quotidianamente almeno 60 minuti di attività fisica intensa-moderata, queste attività includono il gioco, lo sport, le attività ricreative e l’educazione fisica in contesti familiari, scolastici e di comunità.

Complessivamente, nel 62,1% delle classi delle nostre scuole si svolgono normalmente almeno 2 ore di educazione fisica a settimana e nel resto delle scuole solo un’ora settimanale. 

Nel pomeriggio antecedente all’indagine, dopo la scuola, il 77,3% del totale dei bambini ha giocato all’aria aperta e il 47,9% ha fatto attività sportiva strutturata, mentre il 12,1% del campione è risultato inattivo. In generale solo il 2,6% svolge almeno un’ora al giorno di attività sportiva strutturata, come raccomandato per l’età; i giochi di movimento almeno un’ora al giorno tutti i giorni sono praticati solo da 3 bambini su 10 (32,2%). 

Alta la percentuale di bambini che trascorre al televisore o ai videogiochi/tablet/cellulare più di 2 ore al giorno durante un normale giorno di scuola: sono ben il 40,9%. L’abitudine alle attività sedentarie sottrae spazio al movimento e al gioco libero e può essere uno dei fattori che contribuisce all’aumento di peso.

L'analisi dei dati

“Il trend mostrato dalla ricerca - conclude l’assessore Bezzini - è incoraggiante. E questo ci spinge a proseguire nell’opera di monitoraggio e soprattutto di educazione alimentare e verso la proposta di stili di vita sempre più corretti perché è questo il modo migliore per prevenire numerose patologie e avere una popolazione sempre più in salute, a partire dall’età giovanile". 

"Le informazioni che ci giungono da questa indagine sono preziose - prosegue l'assessore regionale - perché ci consentono di mettere a punto programmi sempre più mirati per la promozione di stili di vita sani nei bambini, per contrastare in maniera efficace alimentazione scorretta, sovrappeso, obesità, sedentarietà, spesso determinati da fattori sociali, culturali, economici e ambientali che hanno conseguenze negative sulla salute, con grandi costi sociali e sanitari”.


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