Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 17:00 METEO:EMPOLI17°  QuiNews.net
Qui News empolese, Cronaca, Sport, Notizie Locali empolese
giovedì 25 aprile 2024
Tutti i titoli:
corriere tv
25 Aprile: da Schlein a Calenda, le voci del corteo di Milano

Attualità martedì 13 settembre 2016 ore 17:30

Il Caso Moro riscritto dalla Commissione

In tanti alla serata organizzata con Gero Grassi:“A premere il grilletto probabilmente non furono soltanto le Brigate Rosse. Molto vicini alla verità”



VINCI — Chi ha ucciso Aldo Moro? La domanda fatta da Gero Grassi al termine del suo lungo racconto, riecheggia nella mente delle tantissime persone presenti alla serata organizzata dal Comune di Vinci sul Caso Moro, lasciandoli con più dubbi che certezze. 

“A premere il grilletto probabilmente non furono soltanto le Brigate Rosse - dice Grassi - ma viste le persone e le organizzazioni coinvolte, identificare gli esecutori materiali diventa un aspetto secondario. Chi voleva morto il presidente della Dc e ha fatto in modo che accadesse? Probabilmente erano in tanti”. Grassi ricostruisce l'intera vicenda, per oltre due ore e senza mai fermarsi, basandosi sugli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta su Moro. Il parlamentare pugliese è un prezioso archivio storico umano: cita a memoria e senza mai leggere un appunto, episodi, date, nomi, ruoli, automobili, targhe, intercettazioni, dimostrando di essere ad oggi uno dei massimi esperti e conoscitori del drammatico avvenimento che coinvolse l'artefice del “compromesso storico” e che segnò definitivamente la storia politica d'Italia. Ma cosa sappiamo realmente sul caso Moro? 

“Forse quasi nulla - dice Grassi - Se andate a leggere tutti gli articoli apparsi sui giornali e poi provate a consultare tutti gli atti, che sono ormai desecretati, capite che la stampa ha informato assai poco l'opinione pubblica su quanto accaduto”. Man mano che Grassi sciorina circostanze, collega e intreccia fatti apparentemente inspiegabili e isolati, crollano anche quelle poche certezze che avevamo sull'omicidio politico più grave della storia repubblicana. E chiarisce: “Badate, non mi sto inventando nulla. Cito le parole che stanno agli atti, il cui peso non mi consentirebbe di usarne di differenti”. 

Ciò che sappiamo è che la mattina del 16 marzo 1978 in via Mario Fani a Roma le Brigate Rosse sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Dopo 55 giorni di prigionia, il 9 maggio, il suo corpo senza vita fu ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, non molto distante dalla sede della Dc e del Pci. Nel pieno degli Anni di Piombo, con il terrorismo rosso e nero che mieteva vittime in tutta Italia, il caso Moro segnò con ogni probabilità l'inizio del declino delle Brigate Rosse e una svolta determinante nella storia politica del Paese. 

In quegli anni, infatti, lo stesso Moro e il segretario del Partito Comunista, Enrico Berlinguer, stavano dando vita al celebre “Compromesso storico”, che avrebbe fatto entrare per la prima volta il Pci nel governo, al fianco del partito democristiano. Il dibattito pubblico e politico durante i giorni di prigionia di Moro fu acceso e drammatico: da una parte c'era chi sosteneva la linea della fermezza di fronte alle richieste di trattativa da parte dei terroristi. Tra questi vi erano i due partiti più forti dell'epoca, Dc e Pci, e gran parte della stampa italiana. Dall'altro lato, c'era chi era disposto a trattare per la liberazione dell'onorevole, come il segretario del Psi, Bettino Craxi, o il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone. 

Tante furono (ben 86) le lettere che Moro inviò dal cosiddetto carcere del popolo ad amici, colleghi di partito e di altri partiti, tra cui anche una missiva indirizzata a Papa Paolo VI, chiedendo di trattare per la sua liberazione. Ma alla fine prevalse la linea della fermezza e quindi del no alla trattativa: secondo i suoi sostenitori, trattare la liberazione avrebbe costituito la resa dello Stato, dando legittimità politica all'organizzazione terroristica. A distanza di quasi 40 anni restano ancora tanti coni d'ombra. La desecretazione degli atti, però, ha aperto un vaso di Pandora che mette in dubbio non soltanto l'omicidio Moro, ma anche altri misteri italiani. 

Dal racconto di Grassi, tutte le componenti dello Stato ebbero la loro responsabilità sulla triste fine di Moro. Vengono citati generali dei Carabinieri, capi di Polizia, professori universitari, pezzi deviati dei servizi segreti. “Sia chiaro - evidenzia Grassi - Non si può generalizzare. Qui si sta parlando di singole persone, non si può criminalizzare un'intera istituzione dello Stato. C'erano pezzi deviati in ognuno di essi che lavoravano per impedire che Moro venisse salvato”. E dalla ricostruzione non sono esclusi i servizi segreti americani e sovietici, Cia e Kgb, finanche il Segretario di Stato americano, Henry Kissinger, organizzazioni criminali come Cosa Nostra e 'Ndrangheta, e ovviamente la loggia massonica P2, di cui molti dei personaggi citati nel racconto facevano parte. Tutti ebbero un ruolo determinante. Una delle certezze emerse dall'inchiesta della Commissione parlamentare è che sul luogo del rapimento in via Fani fosse presente anche un esponente della mafia calabrese, come testimoniato da una foto. E con ogni probabilità ci fu sempre un calabrese tra quelli che premettero il grilletto contro Moro, il giorno dell'esecuzione (stando alla testimonianza di un cappellano militare).

Perché sono state messe in discussione dalle perizie della balistica le stesse testimonianze dei componenti delle Br. Ad ogni modo, quando il lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta sarà concluso, l'imponente mole di prove raccolta consentirà di riscrivere tutta la storia di quegli anni e, forse, la verità verra a galla. “Siamo molto vicini alla verità - sostiene Grassi - Tante cose ormai le conosciamo con certezza e personalmente continuerò a girare l'Italia per raccontarle”.


Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI

Tag
Iscriviti alla newsletter QUInews ToscanaMedia ed ogni sera riceverai gratis le notizie principali del giorno
L'articolo di ieri più letto
E' stato definito il calendario per le vendite di fine stagione, che si protrarranno per 60 giorni. Ecco le regole e i divieti
Offerte lavoro Toscana Programmazione Cinema Farmacie di turno

Qui Blog di Nicola Belcari

QUI Condoglianze



Ultimi articoli Vedi tutti

Attualità

Attualità

Attualità

Attualità