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Attualità martedì 01 dicembre 2015 ore 16:15

Il rito della cera donata alla Collegiata

Si è ripetuta per Sant'Andrea la tradizionale cerimonia che ribadisce la vicinanza fra Comune e chiesa



EMPOLI — Da secoli per Sant'Andrea si ripete il tradizionale rito alla messa del 30 novembre, e anche ieri sera il Comune ha donato alla Chiesa della Collegiata una cera per le celebrazioni liturgiche.

E’ stata l’assessore Eleonora Caponi a donare a don Guido Engels un cero durante la cerimonia che si è tenuta alle 18,30.

Don Guido ha sottolineato come questa tradizionale cerimonia "rappresenti la fattiva collaborazione fra Chiesa e Comune, oggi ancora più stretta e sempre più necessaria in questi tempi di crisi".

L’assessore Caponi ha innanzitutto spiegato la necessità di programmare due cerimonie, così importanti per la città, in contemporanea: "Un Gruppo di livello internazionale come Sesa non può considerare la giornata del Santo Patrono a Empoli una festività e quindi i dipendenti dell’azienda potevano partecipare alla consegna del Sant’Andrea d’Oro a Paolo Castellacci, loro presidente, solo dalle 18.30 in poi".

"A proposito di lavoro – ha proseguito Caponi –, per la Città di Empoli e per gli empolesi il lavoro è sempre stato un valore importante, su cui si è basato tanto dello sviluppo e della crescita della nostra città, fin dal primo dopo guerra. Il lavoro insieme al senso della democrazia e alla difesa delle libertà individuali. Per questo ancora in questa occasione voglio ricordare come esempio Gino Terreni, maestro di arte ma anche testimone e protagonista delle lotte di liberazione. La chiesa locale e il Comune furono insieme protagoniste del processo di ricostruzione di Empoli e questo sodalizio non è mai venuto meno. Il rito della consegna della cera non è soltanto un gesto simbolico, ma è il riaffermare di quello spirito solidale che ha sempre caratterizzato i rapporti fra le due istituzioni".

Le origini del rito. Nel libro del Proposto di Empoli Monsignor Gennaro Bucchi, dal titolo ‘Guida di Empoli illustrata’, pubblicazione del 1906, parlando della Collegiata, scrive: "Nel giorno della festa di questo santo[patrono] veniva fatta l'offerta dal Comune, dalle milizie e dalle Arti della lana, speziali, fondachi, rigattieri e sarti, merciai, velettai e cappellai, legnaiuoli, muratori e pizzacagnoli, fabbri e maniscalchi, cuoiai e calzolai, tessitori e battilana, osti e beccai, fornai e panattieri, uccellatori e navicellai...".

Da un documento del XVIII secolo emerge come il Comune continuò a stanziare annualmente la spesa per 6 libbre di cera da donare alla Chiesa della Collegiata (nel 1791 la spesa fu di lire 15.16).


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