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Attualità lunedì 15 marzo 2021 ore 13:52

Servizi educativi anti Covid, il modello Montelupo

Gli educatori scolastici raccontano la gestione dell'attività e le contromisure adottate durante la pandemia per garantire il servizio a Montelupo



MONTELUPO FIORENTINO — Anche a Montelupo la pandemia ha pesato sulla rete dei servizi educativi per la prima infanzia, lo ha raccontato la pedagogista Jessica Magrini che ha coordinato le attività durante l'ultimo anno.

"La trasformazione che nei mesi è avvenuta per rinnovare gli spazi, i gruppi dei bambini, le nuove modalità di accoglienza delle famiglie, ha fatto emergere la capacità creativa e riflessiva del personale educativo e ausiliario impegnato nelle strutture. I servizi hanno colto costruttivamente questo momento per ripensare le proposte rivolte a bambini e genitori, a partire dall'esperienza maturata negli anni ma senza rimanere intrappolati dalla consuetudine" ha detto Magrini.

"Il primo aspetto su cui siamo intervenuti è stata la riorganizzazione degli spazi dedicati ai bambini che frequentano il nido e quelli che frequentano la scuola dell’infanzia - ha detto Gianmaria Cocchi, coordinatore de “L’allegra Brigata” - Un elemento centrale è stato senza dubbio la collaborazione e il clima di fiducia che si è instaurato con le famiglie. In questo modo abbiamo condiviso impegni reciproci e abbiamo alimentato un dialogo costante, grazie anche alla possibilità di svolgere riunioni con tutti i genitori, sia di gruppo che individuali, tramite l'utilizzo di piattaforme online".

Per l’Angolo Azzurro la ripartenza è stata carica di timori e di dubbi "È bastato ritrovarci con i bambini per capire che niente sarebbe cambiato. Certamente c’è stata una grande attenzione nel rispetto delle norme igienico sanitarie che la pandemia ha imposto, ma per il resto tutto è rimasto come sempre e come sempre ci siamo mosse con un unico obiettivo ed un’unica finalità: offrire ai bambini un percorso esperienziale ricco e stimolante che contribuisse a rafforzare il loro sviluppo evolutivo; in molti casi i gesti di precauzione sono diventati un gioco e parte della nostra routine".

Il nido Fate e Folletti all’inizio dell’anno ha riorganizzato la modalità di lavoro, ma questo non ha inciso nel processo educativo e neppure sui bambini, come racconta Linda una delle educatrici "Noi in questo anno abbiamo avuto 19 iscritti, alcuni dei quali già frequentavano lo scorso anno la struttura. In tutti i casi è stato molto bello accogliere i bambini e scoprire che per loro è stato quasi come se il tempo si fosse fermato, sono rientrati così come il 5 marzo di un anno fa avevano cessato di venire al nido, con la stessa gioia della scoperta. Da parte nostra ci siamo impegnate per mantenere il filo diretto con le famiglie, organizzando attività, laboratori e una documentazione settimanale online. Un supporto importante è stata la possibilità, grazie al Centro Studi Bruno Ciari, di formarsi in maniera approfondita".

Un discorso diverso per quanto riguarda il nido pubblico Madamadorè che ha visto una riorganizzazione sia degli spazi che della suddivisione in piccoli gruppi/sezione dei 60 bambini accolti, così come richiesto dalla normativa di contenimento al contagio, come racconta Tania Mariotti, coordinatrice pedagogica della cooperativa Indaco che gestisce il servizio educativo "La nuova organizzazione in quattro sezioni di 15 bambini miste per età e in spazi e personale esclusivamente dedicato al gruppo/sezione ha come cornice pedagogica i principi educativi che guidano la nostra offerta educativa da sempre. Tutto il gruppo di lavoro si è impegnato a ripensare il servizio nella sua organizzazione, mantenendone la funzione educativa, sia nelle opportunità di relazione e di crescita tra bambini, che di sostegno alla famiglia in un momento così delicato. Il nido doveva continuare a essere luogo di benessere per bambini, famiglie e educatrici. La giornata per i bambini non ha subito infatti nessun cambiamento, anzi, si sono intensificate le opportunità di gioco ed esperienze all’aperto, grazie alla suddivisione del giardino in spazi destinati alle singole sezioni e la loro suddivisione in angoli gioco da poter “abitare e giocare” durante tutto l’anno. E, per la comunicazione con le famiglie, sono stati sperimentati strumenti nuovi e creativi che hanno favorito un confronto continuo fatto di documentazioni fotografiche e video mensili, incontri, colloqui, laboratori con i nonni e con i genitori e feste".


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