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Attualità lunedì 14 novembre 2016 ore 17:45
Fino in Russia, dove basta uno sguardo per capirsi

Il viaggio dell'empolese Matteo Tanzini partito per il servizio civile all'estero e arrivato in una casa famiglia di ragazze con problemi psichiatrici
EMPOLI — La lingua è quel sistema di comunicazione che è proprio di una comunità umana. Eppure esistono luoghi e momenti in cui, per dialogare, non importa proferire alcun suono perché per capirsi basta uno sguardo. E questo è quel che ha toccato con mano Matteo Tanzini, 27enne empolese che i primi di novembre è partito per la Russia, dove per un anno sarà un volontario in servizio civile all'estero con il progetto Caschi Bianchi - Corpo Civile di Pace 2016, attraverso l'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
I Caschi Bianchi sono giovani tra i 18 e i 29 anni che da oltre dieci anni vengono impiegati in missioni di promozione della pace, dei diritti umani, dello sviluppo e della cooperazione fra i popoli. Il progetto si fonda sull'eredità lasciata dagli obiettori di coscienza, nel percorso di costituzione dei corpi civili di pace, basati sui principi della difesa popolare nonviolenta all'estero, in situazioni di conflitto armato o di violenza strutturale e negazione dei diritti umani. Essi operano per la costruzione di una pace positiva, che non significa semplicemente assenza di conflitto.
Come Matteo, altri 51 ragazzi italiani sono partiti con l'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII alla volta di Albania, Argentina, Australia, Brasile, Bangladesh, Bolivia, Cile, Croazia, Francia, Georgia, Haiti, Paesi Bassi, Romania, Sri Lanka e Zambia.
Al giovane empolese abbiamo rivolto qualche domanda sui primi giorni in Russia.
Intanto Matteo, parlaci un po' te...
Io sono di Empoli, ho
27 anni e sono laureato in Scienze Storiche. Ho lavorato per qualche
anno in una cooperativa sociale della zona che si occupa di
inserimento al lavoro di persone che provengono dai centri di Salute
Mentale dell'Empolese. Ho svolto attività di volontariato nei
Circoli Arci della zona e nell'Associazione Libera, con la quale ho
partecipato a due campi di lavoro su beni confiscati a Scampia.
Perché ha deciso di fare questa particolare esperienza, all'estero per di più?
Beh, ho scelto di partecipare al bando di selezione per diversi motivi. Il primo è la passione per la Russia - la mia prima tesi parlava proprio di questo Paese - e la seconda motivazione era la necessità di capire, passami l'espressione, cosa fare da grande. Poi nella ricerca dei progetti sul sito del servizio civile nazionale all'estero ho trovato questo progetto e mi è sembrato scritto per me: non era richiesta la conoscenza di nessuna lingua, cosa che secondo me è meritevole di attenzione perché dimostra la volontà dell'associazione di dare a tutti la possibilità di fare questa esperienza.
Dove ti trovi di preciso nella grande Russia e di che cosa ti occupi?
Attualmente sono ad Elista, città della Calmucchia a circa 250 chilometri a
sud di Volgograd, con l'Associazione Papa Giovanni XXIII. Vivo in una
casa famiglia con alcune ragazze. La mattina io e l'altra volontaria
che è partita con me, svolgiamo attività nel centro diurno per
ragazze disabili. Attività del tipo lavori con legno, carta e altro per
farne oggetti da rivendere, oppure facciamo ginnastica, canto ballo e
attività con la musica. Nel pomeriggio ci occupiamo di quello che
c'è da fare in casa, cioè delle normali attività che avvengono in
tutte le case, dal pulire all'occuparsi di qualche riparazione, alla
manutenzione del giardino.
In Russia rimarrai un anno intero e non a fare il turista, ma anzi in un contesto senza dubbio interessante ma delicato...
Qua mi piace. Certo, ci sono le difficoltà
della lingua che non conosco e che sto studiano, ma con le ragazze
del centro che hanno problemi psichiatrici, in pratica non
serve perché sono molto coinvolgenti nelle attività e basta davvero
uno sguardo per capirsi. E poi qui mi hanno detto che la cosa è semplice, la Russia o la
ami o la odi...dopo il primo inverno che non si scorda mai.
Anna Dainelli
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