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lunedì 11 novembre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

​Storia enologica e concorsi sui vini odierni

di Nadio Stronchi - martedì 25 giugno 2024 ore 07:30

Carlo Pazzagli, storico, nato a Firenze nel 1942, si laureò a Firenze ne 1968; Dal 1975 al 2012 ha insegnato Storia della Toscana e Storia Economica. Studia e analizza anche il settore rurale, e in un suo saggio dei primi anni del 2000, parla del problema della qualità dei vni della Toscana, partendo dagli inizi dell’800. 

In queste sue citazioni, non sulla qualità oggettiva dei vini valutati da lui, ma facendo un excursus sugli eventi avvenuti nel settore enologico attraverso az. Vinicole importanti e grandi, di fattorie piccole e grandi. Il suo (immaginario) viaggio parte da Santa Croce in direzione nord fino a Pontassieve, verso il monte La Consuma, nell’area di produzione del vino Pomino. Poi, fino a Figline, per passare da Greve in Chianti in cui si produceva il miglior vino della Toscana. Va verso Lamole, Panzano, Brolio. 

Nel suo viaggio immaginario giunge nella Provincia di Siena: a Montepulciano in cui c’è un vino delicato” Stommatico e Digestivo”(cosa avrà voluto dire?) Poco più a sud c’è Montalcino in cui, a sorpresa dice che: producono il vino Moscadelletto come vino bianco spumante? Che Ferdinando Paoletti giudicava migliore dello “Sciampagna”( dal nome vero Champagne). Risale verso nord per trovare la Vernaccia sostenuta dall’esperto vitivinicolo Malenotti. Infine a Carmignano e Artimino dove si produce “ottimi” vino rossi. 

Questo intinerario fu proposto, due secoli prima, da Francesco Redi e successivamente da Giovanni Villifranchi nella metà del ‘700. Nei primi dell’800 la superfice vitata nella Toscana era di 650.000 ettari. Carlo Pazzagli sostiene, dagli atti esaminati, che il vino si INACIDIVA prima dell’estate e pochi vini reggevano il trasporto in paesi lontani. Inoltre, Carlo Pazzagli, ci ricorda Egidio Pollacci il quale sosteneva che c’erano vini che MORDEVANO la bocca e lo stomaco, sovraccarichi di colore, senza grazia e spiritosi; Vini che li bramavano i volgari. La maggiore parte della popolazione toscana non era mai stato posta in condizioni di imparare a bere vini. Il Pollacci elogiò i vini Aleatici e Vin Santi di Siena. 

Carlo dice: ci fu una presa di atto che la viticoltura prese la discesa verso la pianura con viti coltivate in prode e maritate agli alberi, oppure a pergola o a catena, per aumentare il prodotto uva, ottenendo dei vini leggeri e insipidi. I commercianti compravano vino (al tino) e poi lo governavano in modo che acquistasse colore e il frizzante. Nelle case dei mezzadri si consumava vinello e quello buono, poco, veniva consumato nelle grandi occasioni. 

Carlo dice: che nel, 1812, nelle case si selezionava uva CATTOLA o LUGLIATICA o Sant’ANNA di Lipsia, precoce di maturazione, poi il SANGIOVETO e L’AMBRILISCA DOLCE di buccia verdastra e raccolta a fine settembre; La si faceva asciugare (appassire) , la si macinava o lasciandola intera si buttava nel tino con il vino fermo “VAMMOSTATURA” chiamata in seguito “governo alla toscana” facendo follature giornaliere. La fermentazione lunga con le vinacce era contestata dagli “esperti” , ma purtroppo molto praticata. Dal 1812 al 1932, più di un secolo di marginali miglioramenti (il più importante fu quello di Pasteur sui batteri) a causa di malattie della vite e delle uve, di guerre disastrose, di poco insegnamento enoico, nel 1932 si smosse qualcosa e prese corpo una coltura specializzata della vite dell’1%, e del 20% di quella promiscua. 

Dal 1932 al 2024 dei passi di progresso enoico enormi in cui vengono prodotti vini quasi perfetti che si differenziano dal luogo, la vite, il cantiniere e l’enologo e naturalmente la volontà del proprietario. Tra tutti i progressi, ci sono varie assise quasi tutto l’anno e tra queste dei concorsi come quello svolto dall’Associazione Città del Vino, in cui sono stati esaminati 1300 campioni, di cui 80% italiani e 20% esteri. 

I risultati, si pensa con imparzialità, le qualità dei vini delle piccole aziende si sono fatti valere con il primato in assoluto di un vino portoghese: un vino Porto di 20 anos, dell’azienda Caves di Santa Maria. Quelli della Val di Cornia: il passito, Stillo, dell’az. Petricci del Pianta, Suvereto. Il bianco Vermentino di Gualdo del Re di Suvereto, e un rosso, l’Assiolo dell’Az. Rigoli di Campiglia Marittima.

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Nadio Stronchi

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