Tutto chiede... gentilezza!
di Federica Giusti - venerdì 18 novembre 2022 ore 08:30
Sono arrivati i primi freddi e cosa c’è di meglio che mettersi un bel plaid addosso e sedersi sul divano a guardare la tele? Beh, per me è un pensiero estremamente confortante, non so per voi!
E, come sempre, viene fuori la domanda cosa guardiamo? Io avrei dei suggerimenti se volete! In quest’ultimo periodo, infatti, mi sono imbattuta in una serie che mi ha proprio scombussolato. Ho impiegato un po' di tempo per far sedimentare tutte le diverse sensazioni e... per leggere i diversi commenti sui social.
La serie è Tutto chiede salvezza, realizzata a partire dall’omonimo romanzo (che non conoscevo e non ha ancora letto) di Daniele Mencarelli. Per chi non l’avesse ancora vista, non voglio fare spoiler, vi racconto solo brevemente il contesto. Il protagonista viene ricoverato in un reparto di psichiatria (serie ambientata in Italia) e il tutto gira attorno alla sua storia e alla storia degli altri degenti, in particolare gli altri cinque della sua stessa stanza. Parlare di salute mentale non è mai semplice e farlo dall’interno di un reparto di SPDC ancora meno. Il TSO non è argomento da serie tv normalmente. E neanche un delirio psicotico, un grave disturbo dell’umore, un disturbo borderline di personalità...insomma non sono proprio semplici da raccontare.
Poi, ovviamente, ognuno è libero di avere la propria idea e la propria impressione rispetto ad una serie. Può piacere, e a me è piaciuta moltissimo, oppure no. Può scatenare una serie di riflessioni, attivare vissuti ed emozioni, come è successo nel mio caso, oppure può lasciare più indifferenti o, ancora, si possono muovere critiche. Certo che lo si può fare.
Ma credo vada fatto con gentilezza e rispetto delle opinioni altrui. E invece, quello che ho spesso letto sui social, soprattutto da colleghi (che per loro stessa definizione dovrebbero astenersi dal giudizio fine a se stesso) è un concentrato di critiche a mio avviso poco funzionali (qui il giudizio è mio) e una cattiveria gratuita nei confronti di chi la serie l’ha vista ed amata (e non mi riferisco a me, ma ai molti, moltissimi, che hanno apprezzato questo progetto). Non riesco a non considerare giudizi sterili quelli che chiedono ad una serie di raccontare meglio come è fatto un reparto di psichiatria e narrare la storia di tutti i degenti. È come chiedere ad ER negli anni ‘90 o Gray’s Anatomy oggi, di farci vedere davvero per intero un intervento cardiaco slava vita. Non sono docu serie né serie per addetti ai lavori (che, si spera, abbiano frequentato l’università e fatto dei tirocini prima di entrare in corsia, e non si siano formati con le puntate di Esplorando il corpo umano), sono serie divulgative su temi particolarmente delicati.
E forse proprio da noi psicologi e psicoterapeuti, dovrebbero muoversi critiche serie, nel caso, e non banali accuse del tipo “chi lo vede non capisce niente”. Perché questa insana aggressività latente e giudicante, non mi sembra si sposi bene con il nostro lavoro. Che, invece, a differenza della serie, è reale. Un po' di gentilezza non guasterebbe, a mio avviso. Anche perché come professionisti abbiamo un obbligo deontologico anche quando scriviamo sui social, soprattutto nelle pagine professionali. Non ci possiamo permettere di dire che chi non la pensa come noi non capisce niente. Se non vi piace, andate oltre. Con gentilezza. Che non fa mai male.
Federica Giusti