L’uomo o l’orso?
di Federica Giusti - venerdì 17 maggio 2024 ore 07:00
Qualche settimana fa è uscita sui social una domanda che è diventata subito di tendenza: se tu fossi sola di notte in un bosco, preferiresti incontrare un uomo o un orso?
La domanda, apparentemente banale, apre, in realtà a molteplici letture e suona un po' come un moderno esperimento sociale.
La maggior parte delle donne che hanno risposto al quesito, infatti, ha affermato di preferire di gran lunga incontrare un orso piuttosto che un uomo, e lo hanno anche motivato.
Tra le varie risposte infatti, molte hanno precisato che l’orso attacca per sua natura se si sente in pericolo, ma non lo fa con cattiveria o solo per il gusto di mostrare la sua forza e il suo presunto potere, a differenza dell’uomo. Altre ancora hanno detto che l’orso sicuramente non avrebbe abusato sessualmente di loro “né prima né dopo avermi uccisa”, o che non le avrebbe colpite ripetutamente pugnalandole fino alla morte o gettando loro acido sul corpo.
Insomma quel che viene fuori da un’apparente banale domanda di TikTok, potrebbe, a mio avviso, invitare a riflettere tutti noi, indistintamente, donne e uomini, giovani e non più giovani, a destra e a sinistra. Queste risposte ci dicono chiaramente che le donne nella nostra società non si sentono al sicuro e la cronaca sembra dirci che in effetti non lo sono.
La rivoluzione culturale che nel nostro Paese ha trovato nella possibilità del voto alla donne la sua massima espressione, sembra essersi enormemente affievolita e le donne (lo dico da donna) fanno sempre più fatica a sentirsi libere di esprimere opinioni, di mettere in atto certi comportamenti, tanto che preferirebbero trovarsi sole con un orso in un bosco in piena notte.
Non c’è da cantare vittoria, a mio avviso c’è da preoccuparsi e porre rimedio.
La percezione della proprio sicurezza e della propria libertà è nettamente diminuita in un contesto nel quale, paradossalmente, siamo molto più libere.
La storia dell’uomo e dell’orso deve invitare ad una profonda rivalutazione di sé e del modo di vivere la nostra quotidianità.
E lo si può fare, secondo me, solo con l’educazione al rispetto e alla cura dell’altro, chiunque esso sia. Educare alla gentilezza, alla condivisione e all’empatia potranno salvare le prossime generazioni, spero che non perderemo questa occasione.
Lo dico da professionista ma anche da donna e da madre di un futuro uomo.
Federica Giusti