Il tronco della felicità
di Marco Celati - giovedì 12 maggio 2016 ore 07:15
Stamani ho parlato alla mia "Dracaena Massangeana", altrimenti detto Tronco della Felicità, che, chissà perché, resiste e si ostina a crescere a casa mia. Strano: ne posso forse trarre auspici positivi?! L'ho comprata a sconto all'Ikea, ma non è da montare, non è di legno o di plastica, è vera, anzi è l'unica pianta vera di casa, le altre sono tutte finte, rigorosamente made in China. D'estate i miei falsi fiori impallidiscono al confronto dei colori delle piante vere sui terrazzi dei vicini: l'arte imita la natura assai maldestramente. In compenso in inverno, i sempiterni, ancorché stinti colori artificiali delle mie piante finte si prendono la rivincita sulle morte nature del vicinato. E non devo nemmeno prendermene cura: annaffiare, potare o prodigarmi in tutte le altre fatiche contadine per cui, cittadino industriale, non sono versato. Ma non divaghiamo. Ho detto alla mia pianta: "Tronchetto della Felicità, ti sei fatto grande, accidenti a te! Mi sa che devo cambiarti di vaso. Le foglie mi sembrano un po' sciupate e sì che ti annaffio, ti spruzzo, ti tolgo il ristagno dell'acqua alla base del vaso, perché ho letto che ti disturba...maledetta pianta rompipalle!". La pianta è rimasta in un silenzio che ho preso per compiacente assenso e così sono andato dal Cinese, ho comprato un vaso più grande, una paletta e 20 chili di terriccio compostato: lo fanno con i rifiuti organici, quei dannati, puzza! Sono tornato a casa, il nuovo vaso misura 40 cm di diametro, rispetto ai 25 di quello attuale. Un'amica che sta in campagna mi ha detto che è bene invasare le piante, ma non in vasi troppo più grandi di quello di partenza, se no le radici si smarriscono. Giuro, mi ha detto così. In effetti si dice invasato di una persona un po' fuori di testa, confuso. Sarà per questo? La pianta, che forse mi legge nel pensiero, questa volta mi ha parlato, o credo l'abbia fatto: forse comunicano telepaticamente con gli uomini e gli altri animali. Insomma mi ha detto: "Che fai? E se quella tua amica di origine contadina avesse ragione, se mi smarrisco e muoio? Non è troppo grande quella conca che vedo?! Sei sicuro?" "Che palle, sicuro non sono, come potrei? Di sicuro non c'è niente al mondo, tranne le tasse e la morte." " 'Sti cazzi! Si va benino..." "Ascolta, pianta dei miei stivali, ora ti cambio vaso e non rompere. Preferisci appassire nelle ristrettezze che ti opprimono le radici o affrontare il rischio di espanderti e crescere?" "Senti Shakespeare de noantri, facile fare il finocchio con il culo degli altri!" È una pianta molto volgare, sboccata ed omofobica con un certa venatura ironica che ha preso da me, penso. Dagli svedesi dell'Ikea non credo. "Tronco della presunta Felicità, se proprio volevi parlar male, avresti semmai potuto dire: facile bacchiare l'ortica con la fava di un altro! Sarebbe stata un'espressione più felice, più appropriata, più green e anche più politically correct...Io ti invaso, basta" "Basta una sega!" "Taci, se no la sega la prendo davvero..." "Cedo alla violenza." E così mi sono messo all'opera sul terrazzo e, aiutandomi con la paletta, ho estratto la pianta. "Ecco, ora sono spiantata, contento?" mi fa. "Chetati, siamo in due" le rispondo. Ho usato il vecchio terriccio che avvolgeva le radici e ho aggiunto tutto quello acquistato, inserendo il contrariato Tronco della Felicità nel suo nuovo vaso. Ho annaffiato, bagnato le foglie: è una pianta di origini tropicali, mi pare di ricordare, richiede condizioni ambientali caldo umide, ma non il sole diretto. È parecchio stucca, esigente e rompicoglioni, come già appurato ormai. E poi, una volta che te la sei andata a cercare, tende a far pesare il suo essere Tronco della Felicità -nientemeno- imponendo la sua presenza un po' ricattatoria e scaramantica. Come diceva Cechov "la felicità è una ricompensa che giunge a chi non l'ha cercata". E Leopardi, che era il migliore, sosteneva che "la felicità consiste nell'ignoranza del vero". Penso avessero ragione entrambi. "Non mi avevi a comprare, caro il mio letterato da citazioni!" Allora è proprio vero che leggono il pensiero... "Sento e vedo che ti sei ripresa. L'operazione é riuscita?! Come va?" "Non lo so ancora" mi risponde "qui sul terrazzo c'è troppo sole, questo caldo mi secca!" È una pianta pretenziosa e pallosa, quante altri mai e una pianta, anche se Tronchetto, è femmina e comanda. Allora ho aperto l'ombrellone, inaugurando così la stagione estiva e l'ho spostata all'ombra. Intanto, ridendo e scherzando, si era fatto meriggio, l'ho lasciata lì, sotto un rovente muro d'orto. Ma non mi sembra se la dica con Montale, piuttosto con Gozzano, la mia Signorina Felicita. Le foglie, però, mi pare abbiano ripreso tono o così almeno spero.
Marco Celati
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16 giugno 2013
EPILOGO. Dopo un periodo di apparente ripresa, il mio Tronco della Felicità, ha avuto un nuovo tracollo, stava seccando, non mi parlava più. Forse il suo ciclo vitale stava giungendo al termine, forse il trattamento non era più appropriato, né adeguato lo spazio o giusta la collocazione. Deperiva: inutili le mie cure. In un estremo tentativo di salvargli la vita e di scongiurare l'eventuale sfiga o infelicità conseguente alla sua fine, ho deciso di portare la pianta via da casa e regalarla all'azienda dove lavoro. Qui ci sono esperti giardinieri. Il Tronco, come evidenzia la foto, è stato trapiantato in un vaso ancora più capiente, riempito di strani sassolini marroni che ne garantiscono la conservazione e nel vaso è stato impiantato un altro Tronchetto, più piccolo con foglie di diversa forma e screziato colore: sono sicuramente della stessa famiglia o parenti prossimi. La mia pianta si è ripresa e ora sta nel mio ufficio. Continua a non comunicare più con me, ma mi piace pensare che se la intenda con l'imparentato o l'imparentata della sua specie che abita con lei nel vaso, al piano terreno. Le piante fanno una vita un po' vegetativa, ma rendono verde il mondo e un poco più felice.
Marco Celati