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mercoledì 09 ottobre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Somnium

di Marco Celati - martedì 05 dicembre 2023 ore 08:00

Sogno o son desto? La vita è sogno. Sognai, placide cose dei miei novelli anni sognai… Senza scomodare Eraclito, Cicerone e Scipione, Cartesio, Shakespeare, Calderón de la Barca, Carducci, Freud e chissà quanti altri. “Somnium” è considerato il primo romanzo di fantascienza della storia. Lo scrisse nel 1609 Johannes Kepler, Giovanni Keplero, astronomo della corte asburgica. Racconta di aver letto in sogno di un giovane islandese che raggiunge la Luna, identificata con l’isola di Levania. Sergio Solmi, critico, poeta e partigiano dimenticato, ne scrisse in “Levania e altre poesie” nel 1956. Il racconto di Keplero aveva uno scopo divulgativo: quello di dimostrare al figlio l’esattezza delle tesi eliocentriche di Copernico -la famosa rivoluzione copernicana che piacque tanto ad Occhetto- e confutare le teorie geocentriche, aristoteliche e tolemaiche, che prevedevano la centralità della Terra nell’Universo, e tutto quanto a girarle intorno. Sulla Luna si vedrebbe invece che è il nostro pianeta a girare intorno al Sole. Cambia la prospettiva e tutto quanto. Rimane sempre e comunque un gran giramento. Anche Leopardi nelle Operette morali intesse un dialogo tra la Natura e un islandese: dice perché l’Islanda è un paese aspro e inospitale e fa il paio con la natura matrigna che ci fece all’affanno. Capace aveva letto il “Somnium” di Keplero.

Da noi “somnium” viene tradotto a volte con “sonno”, altre con “sogno”. La parola latina esprime con elegante e classica ambiguità un giusto rapporto di consequenzialità tra le due azioni: dormire e sognare. E fermiamoci qui perché scivolare nell’Amleto, dubbi compresi, sarebbe un attimo. Anche lo spagnolo e il portoghese riecheggiano il latino: rispettivamente “sueño” e “sonhar”. Tutti e due i termini sono evocativi e in qualche modo musicali, come se i sogni avessero un suono. E, a proposito, gli inglesi, che sono genti e linguaggi anglosassoni e risoluti, usano “dream” che a me non richiama la sospesa fantasia del mondo dei sogni, ma il trillare squillante e definitivo del suono della sveglia: driimm!!! E incredibilmente anche i francesi, che parlano così doucement le français, per dire sogno dicono “rêve”. Tres charmant, specie se si pensa al rotacismo della “erre” e alla gravità della “ê”, ma sembra più risveglio che sogno.

Ho fatto un sogno che andavo sulla Luna e mi lasciavo perdere nel Mare della Tranquillità, lontano dall’Oceano delle Tempeste, fischiettando “Fly me to the Moon”. Si scivola nel sonno senza accorgersi e il sonno non ricorda, non sa niente. Un sonno senza sogni, immemore. Forse è come sarà alla fine. E quanti sogni ho fatto che mi sono dimenticato e quanti ho fatto finta di dimenticare. Forse la vita apprezza più il coraggio. E allora sarà per un’altra vita. Ma a me, una già basta e avanza. E la Luna può attendere.

Si può sempre guardarla con il cannocchiale. A proposito, Galileo era uno scemo, come scrive Fabio Genovesi? Lo scrittore del Forte lo fa dire al protagonista di “Esche vive” e se volete sapere perché, leggetelo. Galileo, non lo so. Socrate, piuttosto: segui il tuo demone, segui il tuo demone… Il signor Socrate avrebbe dovuto saperlo che seguire il proprio demone avvelena la vita! Era meglio se diceva, segui i tuoi demoni. Perché non c’è un solo demone da seguire, ce ne possono essere diversi da assecondare, intesi come indole o destino. Beninteso, troppi sarebbe un casino, ma almeno due, il minimo sindacale, sarebbe consentito! Che uno equilibra l’altro o lo compensa. E questo dovevo fare anch’io, invece di dare retta a Socrate. E così “non so più quel che volli o mi fu imposto”. Carissimo Luzi!

La politica è stato il mio demone. Non che abbia rimpianti o pentimenti e combatto la nostalgia. Ma qualche malinconia, e più di una, per ciò che ho trascurato, studi, famiglia, affetti, materie umanistiche e scrittura, sì. Scrivere mi è sempre piaciuto e l’ho fatto. Alla macchia. In clandestinità o sotto falso nome. E ora che sono solo un vecchio lunatico e il mondo non mi corrisponde, né io a lui, non ricordo più perché scrivo, né per chi. Per me di sicuro, ma è sempre meno sicuro che io ricordi di me. Né posso invocare Astolfo che, a cavallo dell’Ippogrifo, vada a recuperarmi sulla Luna il senno e la memoria.

Marco Celati

Pontedera, Dicembre 2023

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P.S. Ludovico Ariosto non s’infurierà per l’errore, del resto credenza diffusa, che il prode Astolfo sia volato sulla Luna a cavallo dell’Ippogrifo e non sul Carro d’Elia, come scrive nell’Orlando Furioso, ma sull’Ippogrifo era più ganzo.

Marco Celati

Articoli dal Blog “Raccolte & Paesaggi” di Marco Celati